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In uscita a maggio l’ultima fatica dello studioso antellese Massimo Casprini, il Dizionario della fornaci da laterizi e da stoviglie nel contado fiorentino, promosso dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ed edito da Polistampa

Viaggio nella vita dei fornaciai tra fuoco e argilla

In uscita a maggio l’ultima fatica dello studioso antellese Massimo Casprini, il Dizionario della fornaci da laterizi e da stoviglie nel contado fiorentino, promosso dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ed edito da Polistampa (19 euro). Il volume è stato molto apprezzato dall’Accademia della Crusca – la prestigiosa istituzione fiorentina nata nel 1583, che raccoglie esperti di linguistica e filologia italiana, è senz’altro tra quelle tuttora esistenti, dopo l’Accademia Cosentina, la più antica accademia italiana –, che ha concesso un importante corposo saggio introduttivo di Matilde Paoli. Il testo è stato inoltre inserito nella collana di Polistampa diretta da Roberto Lunardi “Testi e Studi”.
Quando e da che cosa nasce questo suo nuovo libro?
«Ho iniziato nel 2004 a lavorare a questo progetto diciamo più assiduamente, anche se in realtà mi sono sempre interessato a questo argomento. Indubbiamente le fornaci e il cotto ce l’ho nel dna, infatti discendo da una antica famiglia di fornaciai».
Il libro è dedicato a suo padre Bruno e a suo zio Dante Casprini. Perché?
«Perché è a loro che devo tutte le mie conoscenze sul cotto. Inutile dire che mi sono sentito in dovere di raccogliere, di conservare e di tramandare tutte queste memorie. Lo spunto e lo stimolo per fare questi studi nasce senz’altro dalla mia infanzia trascorsa ogni estate in fornace, dove osservando loro che lavoravano, ho rubato il mestiere con gli occhi e ho appreso tutti quei segreti tramandati di padre in figlio e che purtroppo stanno scomparendo. Nel 1897 il mio bisnonno Ferdinando prese la fornace dell’Antella, che dette in gestione a mio nonno Priamo. Il mio bisnonno fu un grande imprenditore e riuscì a costruire ben 5 fornaci in questo territorio (4 da dare a 4 figli e una da tenere per sé). Il nonno Priamo cedette a sua volta la fornace dell’Antella ai suoi figli Bruno e Dante, che poi è quella che io ho vissuto da vicino. Questa fornace è stata attiva fino al 1984».
Questa non è la sua prima pubblicazione che riguarda il mondo del cotto?
«In realtà è la terza e viene dopo il catalogo di una piccola mostra che fu fatta nel 1986 all’Antella insieme a Silvano Guerrini, dal titolo evocativo Terra, acqua e fuoco, mentre più recente del 2008 è il libro La cotta dei fornaciai. Indubbiamente ho una passione innata per tutto ciò che riguarda le fornaci e quello che gli ruota attorno. Il plasmare l’argilla e vedere uscire quei prodotti unici e bellissimi, di cui tra l’altro è costruita Firenze e i dintorni, sono cose che ho visto e vissuto direttamente. Ho ancora dei ricordi lucidissimi di allora, che ho voluto approfondire e trascrivere in questo volume».
Perché in forma di dizionario?
«Avevo moltissimo materiale accumulato negli anni e così ho pensato che l’ordine alfabetico fosse la cosa più semplice da consultare. Da qui l’idea di fare un dizionario, e non un vocabolario. Infatti nel libro non si spiega solo la parola, ma si descrive ogni singolo prodotto, il modo in cui veniva costruito, l’uso che se ne faceva. Sono descritti tutti i sistemi di lavorazione , dall’estrazione della materia prima, alla “stempera”, alla cottura. Ma anche la vita dei fornaciai, dall’alimentazione fino ai sistemi di medicazione. Le fornaci sorgevano sempre in luoghi isolati per la paura degli incendi ed erano dei centri autonomi. Avevano anche l’orto e una falegnameria per costruirsi gli attrezzi. Ho dato delle ricerche e un dizionario così non esisteva, neanche all’Impruneta. La conferma l’ho avuta dall’Accademia della Crusca. Si tratta di uno strumento importante per chi vuole studiare questo mondo».
Com’è strutturato il libro?
«È facilissimo da consultare. È stato un lavoro impegnativo, ma fatto con tanta passione. Ci sono 526 voci e oltre 250 testi consultati dal ’400 ad oggi».
Quale termine insolito e curioso può portarci come esempio?
«La mazzanghera, una specie di martellone di legno, usato per frantumare le zolle di terra».
A cosa si sta dedicando adesso?
«Ho appena concluso la stesura della presentazione del terzo volume scritto dall’amico Michele Turchi Storie di un paese sull’Osteria Nuova. Inoltre sto portando avanti gli studi sulla Gioconda assieme all’amico Angelo De Scisciolo, confrontando i due paesaggi, della Gioconda e della Ginevra de’ Benci, con lo scopo di individuare ulteriori riferimenti alle nostre zone. Ho già iniziato un romanzo storico su Ginevra de’ Benci e Leonardo da Vinci, localizzandolo nei territori dove secondo me hanno vissuto. Più recentemente mi sono anche interessato allo studio della Società delle Scuole del Popolo, viva a fine ’800 a Firenze, in seguito al ritrovamento di un volume nascosto in una biblioteca di un castello del Chianti».
Data recensione: 20/05/2011
Testata Giornalistica: Metropoli
Autore: Cecilia Barbieri