chiudi

Si è concluso, sotto la direzione dell’Opificio delle Pietre Dure, il lungo restauro della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia, avviato nel 1989, dopo che la Fonte

Recuperato dopo oltre vent’anni il capolavoro di Jacopo della Quercia

Si è concluso, sotto la direzione dell’Opificio delle Pietre Dure, il lungo restauro della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia, avviato nel 1989, dopo che la Fonte, già dal 1869 sostituita in Piazza del Campo dalla copia realizzata da Tito Sarrocchi e protetta dalla cancellata di Giuseppe Partini, era stata spostata, in stato di grave degrado e frammentarietà, nella Loggia dei Nove di Palazzo Pubblico nel 1904, in occasione della mostra «L’antica arte senese». Esempio raro di felice connubio tra dimensione artistica e funzione pubblica (vi figurano la Madonna, protettrice della città, e le Virtù ispiratrici del Buon Governo), l’opera fu scolpita tra il 1409 e il 1419 in un materiale debole quale il marmo della Montagnola senese, di composizione calcarea e contraddistinto da numerose venature e parziale metamorfismo. Data la sua collocazione al centro della piazza, la fonte era stata inoltre soggetta ai fenomeni atmosferici, al deposito di particellato, alla formazione di croste nere e incrostazioni calcaree e ai danni provocati dalla gente, il più grave dei quali avvenne nel 1743 quando un incauto spettatore del palio, arrampicatosi su una delle due sculture a tutto tondo, la Rea Silvia, la mandò in frantumi. Il recupero della Fonte è avvenuto in varie fasi: la prima, consistita nel restauro delle sculture a tutto tondo di Rea Silvia e Acca Larenzia, si è svolta a Firenze nel laboratorio ddell’Opificio; poi nel 1992 si è compiuto lo smontaggio del lato destro della fonte dalla Loggia dei Nove («Cacciata dall’Eden », «Allegoria della Fede» e «Allegoria della Temperanza»). Tra il 1992 e il 1995 sul lato sinistro («Creazione di Adamo», «Allegoria della sapienza» e «Allegoria della speranza») sono stati applicati insieme il metodo «airbrasive» per abbassare le incrostazioni di sporco e la tecnica laser per operare con gradualità e selettività. Nel 2000 è iniziato il restauro della parte centrale in uno speciale laboratorio allestito nel Compesso di Santa Maria della Scala e si è costituito un comitato interdisciplinare (compredente Opd, Soprintendenza di Siena e Grosseto, Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Siena e Istituto di Elettronica quantistica del Cnr di Firenze) per definire la metodologia di restauro più adeguata. L’uso del laser è parso il più idoneo e ha consentito di salvaguardare i residui di policromie, dorature e disegni individuati sotto i depositi dalle analisi scientifiche preventive. Infine sono stati predisposti dei supporti per i frammenti dei rilievi dell’«Allegoria della Speranza» e della «Creazione di Adamo», per rendere più leggibile l’insieme. La Fonte Gaia è definitivamente esposta nel Complesso monumentale di Santa Maria della Scala in un allestimento che vede i marmi originali affiancati ai calchi tratti dalla fonte quattrocentesca e ai modelli in gesso della copia di Tito Sarrocchi. Nell’introduzione al volume appena edito da Polistampa La Fonte Gaia di Jacopo della Quercia. Storia e restauro di un capolavoro dell’arte senese, a cura di Sara Dei e Enrico Toti (Polistampa, Firenze), Cristina Acidini osserva come la Fonte abbia «svolto nella sua storia plurisecolare molteplici funzioni: rifornire d’acqua i cittadini nel cuore della piazza principale per mezzo del complesso sistema sotterraneo dei “bottini”; esprimere l’orgoglio senese per la discendenza romana con le sculture di Jacopo della Quercia; significare il rispetto delle Virtù e la devozione per la Madonna; rappresentare uno dei vertici dell’arte del primo Rinascimento toscano».
Data recensione: 01/04/2011
Testata Giornalistica: Il Giornale dell’Arte
Autore: Laura Lombardi