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Un viaggio alla scoperta di sé e dell’essere, così in poche parole potrebbe essere descritta “ALL’ORO, Versi del cammino e della marcia” (Ed. Polistampa), la seconda raccolta di poesie di Paolo Marini che dopo quattordici anni si ripresenta al pubblico di

Un viaggio alla scoperta di sé e dell’essere, così in poche parole potrebbe essere descritta “ALL’ORO, Versi del cammino e della marcia” (Ed. Polistampa), la seconda raccolta di poesie di Paolo Marini che dopo quattordici anni si ripresenta al pubblico di lettori. Poeta affermato, come sottolinea Franco Manescalchi nella prefazione al libro, ha modo di esprimere nei suoi componimenti vari temi, che concorrono nel loro insieme a formare l’idea centrale dell’opera: l’uomo viaggiatore. Il viaggio formato dalle poesie e in cui queste stesse ci accompagnano è scandito dalle sezioni in cui è diviso il libro, ed ognuna di esse presenta citazioni che rendono chiaro il disegno del poeta. Grazie alle descrizioni della natura, all’analisi della realtà, alle riflessioni introspettive, alla presenza dell’amore nelle poesie, l’autore cerca di mostrarci il suo mondo, e ci riesce brillantemente. I componimenti risultano infatti molto piacevoli da leggere, lo stile sa essere leggero e al contempo profondo, talvolta vengono utilizzati termini arcaici che richiamano echi di tempi antichi e in alcuni casi anche la visualizzazione grafica rende il tutto più gradevole. Essendo l’opera incentrata sul viaggio, non potevano mancare riferimenti a luoghi, da Parigi fino a Monteaperti, in cui l’analisi del proprio io si relaziona con il paesaggio e le città. Il titolo stesso esprime di per sé molto: All’oro, gioco di parole che intende mostrarci due facce diverse della stessa medaglia dell’intento del poeta; i versi infatti mirano sia all’oro, il metallo prezioso per antonomasia, dunque al meglio, sia rappresentano per il poeta l’incoronazione poetica, il cui simbolo è appunto l’alloro, e quindi il riconoscimento del suo status. È poi grazie al sottotitolo “versi nel cammino e della marcia” che riusciamo a comprendere che la poesia dell’autore è in viaggio, in cerca di sé e degli altri, ma anche che essa è propria della marcia, della fatica, quella stessa fatica che accompagna il poeta nel suo viaggiare. L’intero percorso dell’autore trova una meravigliosa conclusione nell’ultimo componimento “Io sono”, di cui appunto giunge alla presa di coscienza dell’intero viaggio dell’essere e alla definizione del proprio io: “io sono/creatura del cielo”.
Data recensione: 30/04/2011
Testata Giornalistica: Nuovo Corriere
Autore: Marco Ricci