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Questa volta siamo finiti sul libro rosso, è il caso di dirlo, del Wwf. Secondo l’ultimo rapporto dell’associazione ambientalista, denominato appunto “Libro rosso degli habitat d’Italia”, un

NATURA|Biodiversità sotto assedio nelle zone umide

Secondo il Panda un terzo dei siti naturali italiani è a rischio per colpa degli insediamenti. Pratesi: «Fondi europei insufficienti» Gli erpetologi: «Rettili sotto attacco» LINK: Wwf Italia

Questa volta siamo finiti sul libro rosso, è il caso di dirlo, del Wwf. Secondo l’ultimo rapporto dell’associazione ambientalista, denominato appunto “Libro rosso degli habitat d’Italia”, un terzo degli habitat che l’Europa ci chiede di proteggere è minacciato in Italia in modo preoccupante.Ben 43 siti su 127 sono fortemente compromessi, dice lo studio realizzato assieme al Ministero della Pubblica Istruzione. Tra di essi, nove sono prioritari e quattordici sono talmente rarefatti da non riuscire a superare la superficie di mille ettari sull’intero territorio nazionale. E la cosa è ancora più eclatante se si pensa che i nostri 127, di cui 31 prioritari, costituiscono la quasi totalità di habitat presenti in Europa, dove se ne contano in tutto 198. Si tratta, in particolar modo di: aree umide, foreste e area mediterranea. E circa l’86% dei siti più degradati e vulnerabili sono proprio legati ad ambienti umidi e paludosi, oltre che alle coste, aree fondamentali per la biodiversità e per milioni di uccelli migratori.

«E’ preoccupante che l’Europa tagli i finanziamenti per la conservazione della biodiversita - sottolinea il Presidente del Wwf, Fulco Pratesi - i fondi comunitari per il 2007-13 non sono in grado di supportare finanziariamente lo sviluppo della Rete Natura 2000. E i fondi per l’agricoltura possono al massimo contribuire per il 15% agli habitat individuati dalla Direttiva, gli ambienti agricoli e seminaturali. Il Wwf chiede al Governo e agli europarlamentari italiani di farsi promotore della nascita di un fondo Ue dedicato alla tutela della biodiversità».

Secondo gli esperti che hanno redatto l’indagine, il tutto si spiega con la situazione italiana degli ultimi decenni «caratterizzata dalla tendenza alla bonifica delle aree umide per lo sviluppo dell’agricoltura, al profondo sfruttamento delle aree acquifere e all’aumento dell’espansione degli insediamenti urbani, spesso in aree golenali e lungo le linee di costa». A minacciare questi habitat, soprattutto quelli ripariali, in primis le infrastrutture. Secondo il Wwf, sono 358 progetti, concentrati in Toscana, Sicilia e Sardegna che minacciano in modo diretto o indiretto i siti Natura 2000. «Un caso per tutti, quello del Parco Nazionale dello Stelvio – segnala l’associazione del Panda - dove un impianto sciistico ha distrutto una torbiera individuata in una zona di protezione speciale».

Nella rete di tutela dell’Unione Europea, ricade circa il 16,5% del nostro territorio, quasi 5 milioni di ettari, per il 9% a minaccia medio-alta. In Italia, poi, vivono 40 specie di anfibi e 51 di rettili. Secondo il nuovo “Progetto Atlante”, presentato dalla Societas Herpetologica Italica all’Università di Firenze, il 50% di queste sono in declino a causa della distruzione delle aree umide e dell’antropizzazione del territorio, in particolare la costruzione di strade. Il vertebrato italiano forse più a rischio di estinzione è la Lucertola delle Eolie, esclusiva ormai di pochi scogli e di una parte dell’isola di Vulcano. Mentre tra i rettili più minacciati, compaiono la tartaruga marina caretta e la testuggine palustre.
Data recensione: 30/01/2006
Testata Giornalistica: La nuova ecologia
Autore: Rita Salimbeni