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È stato anche suo testimone di nozze nel lontano 1942, Alessandro Parronchi, che ieri ha ricordato l’amico scomparso

È stato anche suo testimone di nozze nel lontano 1942, Alessandro Parronchi, che ieri ha ricordato l’amico scomparso con queste sentite parole: «Mario Luzi ha attinto a una posizione profonda, che ha toccato tutti i poli dell’umano, con un senso molto cosmico e vivo».
Così il poeta novantenne Alessandro Parronchi, protagonista insieme a Luzi e a Piero Bigongiari della grande stagione ermetica fiorentina, ha voluto commemorare l’amico scomparso. «Luzi lascia un’opera multiforme, che fin dagli esordi ha interrotto, con un colpo di novità, la tradizione fino allora imperante in campo lirico - prosegue Parronchi -. Con la raccolta di esordio La barca (1935), Luzi si è proposto come un poeta dallo spirito nuovo e dall’impeto inusitato». In quel periodo il giovane Luzi frequentava altri poeti della scuola ermetica fiorentina, fra cui Bigongiari, Parronchi, appunto, e Bo, collaborando a riviste d’avanguardia come «Frontespizio» e «Campo di Marte».
Un lontano episodio che riguarda proprio i due poeti lo ricorda Anna Maria Biscardi, autrice di Mario Luzi. Note di vita dall’archivio della memoria (Ed. Polistampa), esprimendo il proprio cordoglio per la morte del letterato ed amico.
«L’ho visto solo pochi giorni fa, il 22 febbraio; nel pomeriggio ci siamo soffermati a parlare piacevolmente per un paio d’ore» confida Anna Maria Biscardi, che nel 1993 ha pubblicato la raccolta La casa delle bambole e nel 1996 Colloqui amichevoli con Geno Pampaloni, sempre per i tipi di Polistampa. «Insieme abbiamo sfogliato il mio libro - racconta -. Luzi ne era compiaciuto e ne ha richieste alcune copie per sé e per gli amici. Era commosso per aver ripercorso in questo modo la sua vita a ritroso e mi ha dedicato poche righe ringraziandomi per la bravura, la pazienza e il rispetto».
L’episodio narrato risale al 1943: «Luzi stava per l’appunto passeggiando con gli amici Alessandro Parronchi, Manlio Cancogni e Tommaso Landolfi quando, davanti a Palazzo strozzi, furono raggiunti dalla notizia della caduta di Benito Mussolini - racconta Anna Maria Biscardi -. Si recarono senza indugio a «La Nazione», dove lavorava Bilenchi e là elaborarono una sorta di proclama politico liberalsocialista da pubblicare sul quotidiano del 26 luglio: Concogni frequentava relativamente quella sede, Bilenchi aveva relazioni poltiche, Luzi divenne decisamente antifascista con l’avvento del nazismo. Intanto il proclama a «La Nazione»venne bloccato dall’arrivo di Badoglio».
Data recensione: 02/03/2005
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Letizia Cini