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Il processo di valorizzazione del nostro patrimonio librario si arricchisce di un nuovo e importante contributo, il catalogo delle legature medievali della Biblioteca riccardiana, grazie alla feconda collaborazione

Il processo di valorizzazione del nostro patrimonio librario si arricchisce di un nuovo e importante contributo, il catalogo delle legature medievali della Biblioteca riccardiana, grazie alla feconda collaborazione, iniziata già da Emanuele Casamassima, con l’Università degli Studi di Firenze. La biblioteca, frutto del collezionismo della famiglia Riccardi che ha raccolto numerose librerie private fiorentine e toscane quattro e cinquecentesche e parti delle biblioteche di Marsilio Ficino, Cristoforo    Landino, Poggio Bracciolini, e Benedetto Varchi – solo per citarne alcuni – era il terreno ideale per avviare uno studio sulle legature a tutto tondo, anche grazie alla sua politica catalografica di alto livello.
La curatrice, che vanta conoscenza approfondita del fondo ed esperienza pluriennale di studiosa, ha indagato tutte le componenti della legatura, aspetti strutturale, compositivo decorativo e storico,per arrivare a una descrizione sistematica che prendesse le distanze dal mero catalogo di mostra. Scopo finale, questo è infatti solo il primo volume, è arrivare a un’omogeneità di dati – per circa 320 pezzi presenti – che correttamente indagati possano chiarire tipologie e luoghi di produzione, andamento del mercato e orientamento della committenza.
L’aspetto innovativo è che il progetto nasce come banca dati on-line consultabile all’indirizzo (http://www.riccardiana.firenze.sbn.it) e in parallelo a quella delle miniature, Colori on line, ma si è sentita l’esigenza di una versione cartacea per ovviare alla «scarsità di contributi nel campo delle tecniche e dei materiali impiegati per confezionare legature » (p. 17).
Il catalogo censisce 115 legature affiancate da 150 illustratori a colori, riguardanti almeno un piatto e dove necessario anche un dorso e un taglio. La scheda , mutuata dalla versione on-line e adattata, è ordinata secondo l’ordine topografico di segnatura e divisa in sezioni. Nella prima il codice è identificato nelle sue parti costitutive,nell’ordine segnatura, autore, titolo, data delle legature e dei manoscritti, localizzazione, tipologia della legatura. La seconda riporta la descrizione esterna dei manoscritti: materiale scrittorio, numero e dimensione dei fogli, segnalazione delle decorazioni,nome del copista ed eventuale sottoscrizione, e contestualizzazione storica attraverso le note di possesso, ex libris, stemmi, segnali araldici e antiche segnature. La terza sezione prevede l’analisi degli elementi strutturali e decorativi: descrizione delle assi e loro dimensioni, cucitura, indorsatura nervi, capitelli, materiale della coperta, dorso, taglio, note di restauro, bibliografia (indicazione dei testi che trattano del documento in esame).
Nell’introduzione l’autrice riassume i risultati conseguiti avendo cura di specificare che sono relativi  ai pezzi in oggetto e non possono essere considerati definitivi, per i quali bisognerà comunque attendere la fine del censimento. È anche necessario ricordare come molte legature abbiano subito interventi di restauro che ne hanno compromesso le parti costitutive. In ogni caso ben 82pezzi sono databili al XV secolo e 24 a quello successivo; viene così confermato il gusto tipico del Quattrocento, che vede le legature in «assi lignee, coperta intera in cuoio impresso con ferri a secco, cucitura su doppi nervi in pelle allumata, fermagli formati da graffe e contrograffe, taglio spesso dorato e goffrato» (p. 23).
Sono più numerose le coperte in cuoio «con netta prevalenza di quelle con decorazioni eseguite a secco» (p. 25). I tagli, oltre a indicare l’avvenuta rifilatura dei fogli, sono i luoghi per apporre il titolo o l’autore, le decorazioni policrome o le impressioni di piccoli ferri (goffratura). Un dato viene  però chiaramente enunciato: i manoscritti greci e arabi rinvenuti «[...]pur avendo caratteristiche strutturali e di fattura diverse tra loro sono uniti da una koinè mediterranea che, al di là dei motivi e delle tecniche decorative, in questo caso emerge nell’evidente tendenza alla forma quadrata dei manoscritti orientali in genere e nel nostro caso particolare di quelli arabi»(p. 29).
Chiudono il volume un’ampia bibliografia, l’indispensabile glossario, la tavola sinottica la tavola di concordanza con le originarie segnature Lami, gli indici per autori, opere, nomi di persona e di luogo, dei manoscritti, delle figure. Si ricorda che il bel progetto verrà poi esteso anche alle legature dei volumi a stampa.
Data recensione: 01/10/2010
Testata Giornalistica: Nuova Informazione Bibliografica
Autore: Paola Arrigoni