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Giuseppe Brancale è nato a Sant’Arcangelo nel 1925, in una famiglia di artigiani. Marinaio e insegnante, si trasferì a Firenze, dove si è spento nel 1979

Giuseppe Brancale è nato a Sant’Arcangelo nel 1925, in una famiglia di artigiani. Marinaio e insegnante, si trasferì a Firenze, dove si è spento nel 1979. L’opera di Brancale copre due secoli di storia della Valle dell’Agri, ’800 e ’900, con una puntata nell’età imperiale romana in «Echi nella valle», pubblicato nel 1974, e che racconta le vicende di Marco Laviano e Andrea Salinatore, discendenti di una stessa famiglia, in epoche diverse ma con la stessa ricerca che li condurrà, misteriosamente, dopo secoli, l’uno davanti all’altro. Polistampa sta pubblicando l’opera completa di Brancale, di cui «Fantasmi che tornano», a cura di Michele Brancale e Luca Nannipieri, è il terzo volume, il quarto «Lettere a Michele» seguirà a breve. «Fantasmi che tornano» è stato presentato a Potenza nella Cappella dei Celestini con Michele Brancale e Luca Nannipieri e Santino Bonsera, presidente del Premio Letterario Basilicata. Il romanzo, scritto nel 1979, è riproposto nello stesso volume nella versione del maggio 1979, considerata  «definitiva» dall’autore, e, in appendice, nella prima stesura. È la storia di un delitto sul fiume Agri, di una condanna, di un giudice e dei suoi amici separati e rincorsi dai fantasmi di un processo, ancorati ad un Sud che scopre le dighe e l’energia elettrica, nel secondo dopoguerra. Un lungo percorso per scoprire la verità e l’innocenza degli altri. Nella presentazione del libro a Potenza, è stato approfondito il rapporto tra Levi e Brancale. Tema fondamentale di Brancale è il ritorno, intrecciato alla dimensione della speranza, per questo viene definito «uno scrittore della rinascita del Sud nel Secondo dopoguerra».  Questo suo atteggiamento lo contrappone a Carlo Levi, che pur fu suo grande amico; proprio in opposizione a «Cristo si è fermato a Eboli», Brancale scrisse «Avanti, Cristo», poi diventato «Il rinnegato». Lo scrittore lucano chiese a Levi di realizzare il bozzetto della copertina di «Echi nella valle», il pittore torinese ne realizzò tre, anch’essi presentati a Potenza. Di «Echi nella valle» Levi disse: «Hai saputo fondere mirabilmente l’antico con il moderno, per una vicenda che mi ha commosso e fatto meditare. Hai saputo mettere a fuoco sentimenti e problemi della tua gente, della nostra gente, alla quale è rivolto sempre il mio pensiero». Santino Bonsera ha sottolineato come Brancale ci offra le chiavi per una diversa lettura di Levi e del Sud. Il curatore Luca Nannipieri ha affermato che, pur apprezzando Levi, Brancale non ne condivideva il pessimismo, soprattutto in nome di quell’arte del compatire, che accomuna tutti gli uomini e che rende possibile nutrire la speranza di un domani diverso. Il racconto di un testimone-scrittore lucano, dunque, e insieme il racconto di un’amicizia e di un Sud letto con prospettive e occhi diversi, ma coltivato con lo stesso amore.
Data recensione: 12/12/2010
Testata Giornalistica: La Gazzetta del Mezzogiorno
Autore: Lorenza Colicigno