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Eccole. Come si specchiano, si vedono e si autorappresentano le artiste donne. Dal Cinquecento fino a giorni nostri. Volti che emergono come l’immagine di Narciso, per somiglianza, idealizzazione, tra artificio e realismo, vanitas e riduzione

Eccole. Come si specchiano, si vedono e si autorappresentano le artiste donne. Dal Cinquecento fino a giorni nostri. Volti che emergono come l’immagine di Narciso, per somiglianza, idealizzazione, tra artificio e realismo, vanitas e riduzione. Ritratti di identità femminili, individuazioni che attraversano secoli, declinano e sovvertono stereotipi, usano e sfidano linguaggi espressivi, osano per emanciparsi e dire “io esisto”. Sono tante: 80 artiste. E poche: solo il 7% dell’intera collezione dei 1700 autoritratti della Galleria degli Uffizi.
È a questa sezione femminile che è dedicata quest’anno la decima edizione de “I mai visti”, consueto dono di Natale a fiorentini e visitatori dell’associazione Amici degli Uffizi, con la proposta di presentare opere poco conosciute, che escono dai depositi del museo. Autoritratte – “Artiste di capriccioso e destrissimo ingegno”, come scrisse Vasari nella biografia di Properzia de’ Rossi, unica donna artista inserita nelle sue Vite, nasce da una scelta di “genere”, anche se come puntualizza la soprintendente Cristina Acidini «ogni artista va indagato, compreso, contestualizzato a prescindere dal genere», senza tuttavia negare valore al fiorire in costante aumento di ricognizioni e studi sul tema delle donne artiste.
Ecco allora “Le mai viste”, «effigi di donne che meditano sulla propria apparenzao sulla propria identità intellettuale e poetica» osserva il direttore degli Uffizi Antonio Natali, sottolineando per altro che «basta sfogliare un catalogo di una qualsiasi esposizione di autoritratti, dal ‘400 in poi, per accorgersi che è raro imbattersi in un nome di donna in veste di artefice». Ma la mostra non mira a rivendicazioni, se mai a documentare un settore che enumera 60 artiste “storiche”, in dialogo con 20 protagoniste della scena dell’arte contemporanea, presenti con autoritratti di recente acquisizione, da pochi mesi nella Collezione degli Uffizi. Una ventata di attualità e originalità, che vede l’ingresso del primo video nella raccolta, un vero esordio con Myself di Antonella Bussanich (viareggina del 1963, vive tra Francia e Toscana) che si rappresenta ieratica, con un profilo a mezzo busto alla Piero della Francesca, per poi fluttuare sfocata, prima di definirsi nei colori della sua immagine reale. Accanto a lei, gli autoritratti di Carla Accardi, Jenny Holzer, Vanessa Beecroft, Niki De Saint Phalle, Patti Smith in un autoscatto, Francesca Woodmann che si fotografa allo specchio, Ketty La Rocca, Alison Watt, Lynne Curran, Nadia Berkani, Yayoi Kusama, Marilù Eustachio, Lucia Marrucci, Elisa Montessori, Giosetta Fioroni, e altre ancora arrivate a “compensare” le lacune della sezione storica, dove compaiono le artiste pittrici antesignane.
«Celebri e ignote, perché magari hanno perso il nome – spiega la curatrice della rassegna Giovanna Giusti – tant’è che solo ora abbiamo identificato nel ritratto, restaurato ed esposto, Maria Cosway (1760-1838), pittrice inglese nata a Firenze, in mostra accanto ad alcuni disegni fatti dal marito Richard, anche lui presente con un autoritratto, oltre ad alcuni oggetti, due medaglie e una tabacchiera, che lei aveva lasciato nel testamento agli Uffizi».
Sfilano i volti delle antesignane Marietta Tintoretta, Rosalba Carriera, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, entrate nella Collezione iniziata dal cardinale Leopoldo nel ‘600, sullo sfondo color salmone-rosa dei pannelli allestiti alle Reali Poste, mentre in un sorta di camera interna, su una struttura stellare grigia sono sistemate le donne artiste dei nostri giorni: identità messe a confronto in silente dialogo, a volte stridenti nei mutamenti, provocatorie e tutt’altro che rassicuranti o eleganti, come magari raccontano crinoline, decori di abiti, merletti, i fili di perle di sorridenti composte dame di ‘700 e ‘800.
Una bella sfida tra volti, corpi e immagini di sé, tra donne del passato e del presente, fino alla babele innovativa dei linguaggi espressivi di oggi, all’autoscatto in digitale, video, collage, compreso un curioso autoritratto ad arazzo, tessuto a mano dall’inglese Lynee Curran, tra storie di sfide, conquiste e rinunce di ieri come oggi.
Una mostra da godere anche per i bambini, con il laboratorio didattico Alice oltre lo specchio, realizzato da Federica Chezzi e Claudia Tognaccini che, oltre alla visita guidata, propone esperienze manuali di auto rappresentazione seguendo tecniche e stili delle artiste, usando materiali di vari tipi.
Data recensione: 17/12/2010
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Mara Amorevoli