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Un libro rievoca i passatempi più diffusi quando non c’erano tv e videogames

FIRENZE - E poi c’era la «bomba al carburo». Si comprava il carburo (un fossile fatto di metallo e carbone che a contatto con l’acqua emana un vapore), si scavava un buca tenendo a portata di mano un bussolotto. Con un chiodo si faceva un foro nella parte chiusa, si metteva l’acqua nella buca e si immergevano i pezzettini del carburo che iniziava a esalare gas. Sopra, veniva posto il bussolotto e si dava fuoco: il bussolotto saltava per aria raggiungendo vette inimmaginabili. Se non partiva erano guai: o perché colpiva qualcuno o perché si rischiava l’incendio.
È solo uno dei giochi descritti nel volume di Vittoriano Innocenti e Tiziana Vivarelli Si giocava a schioccapalle in libreria per Polistampa (12 euro). Un plauso sincero agli autori e alla Provincia di Pistoia animatrice dell’iniziativa: il libro è ben scritto, ha un forte valore storico-pedagogico, è divertente. La filosofia è chiara: siamo seri, dobbiamo giocare. Anche perché, se il gioco è insito nell’animo di ogni bambino (e adulto), è altrettanto vero che la «conquista del gioco» è cosa tutt’altro che ‘pacifica’. Specie nel passato, infestato dal lavoro minorile, quando i bambini si recavano alla fonte o a portare il pane e, nel tragitto, trovavano mille modi per divertirsi. Certo, il raffronto con il presente è impietoso, saturi come siamo di diavolerie hi-tech. Così un sano recupero della memoria non può che far bene, ma senza la retorica di una «età dell’oro» che mai è esistita.
Data recensione: 04/01/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Francesco Ghidetti