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Entrando nelle sale espositive dell’Archivio Contemporaneo A. Bonsanti si ha quasi la sensazione di avercelo davanti Pier Paolo Pasolini, seduto sulla sua scrivania a sfogare la sua creatività disperata sui tasti della sua Lettera 22; intento ad appuntare pensieri su fogli sparsi, a correggere sceneggiature, a scrivere lettere con la sua calligrafia affilata e spigolosa. Questo perché in Pasolini. Dal laboratorio, la mostra in esposizione da domani e fino al 21 gennaio presso l’istituto di via Maggio, viene fuori quello che è senz’altro l’aspetto più autentico di uno dei massimi geni del Novecento: la sua straripante passione per l’arte, l’irrefrenabile voglia di esprimersi che, nella sua breve ma esaltante carriera, lo ha portato a cimentarsi in qualsiasi ambito; come poeta ma anche come cineasta, come scrittore, critico, polemista civile, pittore, giornalista, linguista, e molto altro ancora.
“Si dice che Giovanni Pascoli avesse ben tre scrivanie sulle quali si esercitava in tre generi diversi di scrittura. Con Pasolini, queste scrivanie si moltiplicano. Siamo partiti da qui per concepire un percorso espositivo che documentasse il fitto intreccio creativo tra le diverse esperienze percorse dall’autore, il tutto cercando di dare una sensazione di continuità” spiegano i due curatori Antonella Giordano e Franco Zabagli che hanno selezionato alcune centinaia dei pezzi più significativi dal ben più cospicuo nucleo di documenti privati donato all’istituto alla fine degli anni ‘80 dalla cugina ed erede dell’artista, Graziella Chiarcossi.
Fulcro dell’esposizione – commenta la direttrice del Gabinetto Vieusseux, Gloria Manghetti – il concetto pasoliniano di laboratorio, “il luogo più poetico del mondo” come affermava spesso l’artista, fucina del pensiero e della creatività dalla quale ha preso vita il lavoro di Pasolini per la prima volta in mostra e suddiviso per l’occasione in quattro momenti cronologici: gli anni della “zoventùt” passati a comporre capolavori come Poesie a Casarsa e La meglio gioventù; il periodo della poesia civile durante il quale nascono i romanzi romani come Ragazzi di vita; l’inizio della carriera cinematografica illustrata dalle sceneggiature di Accattone e Il Vangelo secondo Matteo; e, infine, le opere cinematografiche della maturità e la sua ultima sconvolgente esperienza formale di Petrolio.
A corredare la mostra – inserita all’interno di Florens 2010 – nel corso della serata inaugurale (ore 17.30, Sala Ferri – Palazzo Strozzi) verrà presentato al pubblico Il film dei miei ricordi, il volume di memorie familiari scritto dalla madre del poeta, Susanna Colussi Pasolini.
Data recensione: 17/11/2010
Testata Giornalistica: Nuovo Corriere
Autore: Silvia Columbano