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Un’esperienza emozionante, visitare la mostra che si inaugura giovedì all’Archivio contemporaneo del Vieusseux. Le opere e i giorni di Pasolini sapientemente ricostruiti attraverso carte e documenti – autografi, sceneggiature

Un’esperienza emozionante, visitare la mostra che si inaugura giovedì all’Archivio contemporaneo del Vieusseux. Le opere e i giorni di Pasolini sapientemente ricostruiti attraverso carte e documenti – autografi, sceneggiature, pubblicazioni, lettere, fotografie e disegni – in grado di effettuare il miracolo di cui solo l’arte e la grande letteratura sono capaci: quello di far rivivere tutto ciò che di instabile ed imperfetto passa nel mondo, comunicandolo ad altri come una passione, come un possibile traguardo riabilitante, un umano riscatto condivisibile e valido per tutti. Grazie all’attento lavoro di Antonella Giordano e Franco Zabagli, assistiti da Graziella Chiarcossi, su un’ampia selezione di materiali d’archivio, un percorso in quattro sezioni si dipana con le molte immagini del loro unico protagonista: Pier Paolo Pasolini, evocato alle varie altezze di una cronologia biografica e creativa costellata fino all’inverosimile di eventi, occasioni e incontri. Denominatore comune delle mille incarnazioni letterarie e artistiche che Pasolini ha offerto di sé nel corso di un’esistenza, la poesia: dall’epoca degli studi universitari bolognesi ai dialettali e fecondi anni friulani della sua gioventù; dal drammatico abbandono di quei luoghi all’impatto decisivo con Roma, con le sue borgate pullulanti di vita e violenza in cui la Storia esalta – siamo ormai negli anni Cinquanta – le sue richieste partecipative e i suoi interrogativi pronti a trasformarsi in racconto e cinema. Un’attrazione ideologico-esistenziale, per Pasolini, impellente e irrecusabile al pari di quella della poesia presentatasi ben prima delle Ceneri di Gramsci, a Casarsa. Una chiamata di secondo grado di continuo altrettanto aggiornata e mai dismessa: da inorganico intellettuale dello scandalo, riluttante a qualsiasi inquadramento e al contrario sempre in cerca di verità e più ancora di realtà. Fino ai tempi oscuri della Nuova Preistoria, fino alla sua tragica morte all’Idroscalo di Ostia, sacrificale e profeticamente inscenata nella sua stessa opera. Sì, Pasolini è un personaggio molto noto: internazionalmente noto. Ciò nonostante il suo ricordo continua di preferenza a valere secondo due accezioni contigue, ambedue mass-mediologiche e quanto mai a rischio di banalizzazione: quella del regista di film crudeli e trasgressivi, da Accattone a Salò, e quella del provocatorio giornalista del dissenso, «corsaro» e «luterano». Le due immagini finiscono poi con il convergere in quella di un Pasolini di consumo, personaggio ambiguo, spesso più giudicato che effettivamente conosciuto. Quale, invece, la sua ricchezza, quale la varietà e il valore dei suoi talenti trasformati per via di intelligenza, «passione e ideologia», in cultura! Questo l’obiettivo maggiore che una mostra così bella potrà cogliere.
Data recensione: 16/11/2010
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Marco Marchi