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1567 pagine, 83 saggi, 96 preziose illustrazioni, quasi 100 studiosi coinvolti: sono questi alcuni dei numeri dei due volumi, editi da Polistampa e curati da Juri Meda, Davide Montino e Roberto Sani, che raccolgono gli atti del convegno internazionale.

1567 pagine, 83 saggi, 96 preziose illustrazioni, quasi 100 studiosi coinvolti: sono questi alcuni dei numeri dei due volumi, editi da Polistampa e curati da Juri Meda, Davide Montino e Roberto Sani, che raccolgono gli atti del convegno internazionale tenutosi a Macerata dal 26 al 29 settembre 2007 dal titolo Quaderni di scuola. Una fonte complessa per la storia delle culture scolastiche e dei costumi educativi tra Ottocento e Novecento, organizzato dall’università degli studi di Macerata e dall’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica di Firenze (ex INDIRE).
Argomento specifico dei volumi in oggetto è il quaderno di scuola (exercise-book, schulheft, cahier, cuaderno, caderno, tedrad), inteso sia come prodotto editoriale sia come contenitore di scritture infantili o comunque legate ai processi di apprendimento scolastico ed educativo. In un’ottica spiccatamente pluridisciplinare si intrecciano così interessi e punti di vista differenti che abbracciano tanto la storia della pedagogia e delle scuola quanto quella della lingua, tanto la storia della didattica quanto quella dell’illustrazione o dell’immaginario politico e religioso sedimentato negli stessi quaderni.
In questo quadro, l’evoluzione dei processi formativi e dell’alfabetizzazione intrinseca i propri percorsi con l’orizzonte tracciato dalle idee pedagogiche e dalle reali pratiche educative, fornendo inediti scenari di ricerca. Questi atti offrono dunque un’ampia prospettiva sulle potenzialità e sui limiti di una fonte, il quaderno, complessa e ricca di implicazioni, raccogliendo studi e ricerche che si avvalgono di una pluralità di metodi e strumenti d’indagine.
Evidente ed apprezzabile, anche a livello metodologico, lo scambio di modi di operare che i diversi studiosi coinvolti nell’iniziativa offrono al lettore. Un intreccio tra approcci di tipo qualitativo (volti ad esempio a “misurare” i quaderni e i loro contenuti) e qualitativo (fino a considerare anche storie di singoli alunni) mette in risalto la necessità impellente di collegare a sua volta il livello microstorico con quello macrostorico delle grandi tematiche in cui il quaderno finisce per essere inevitabilmente coinvolto (si pensi alla formazione delle identità nazionali o alle dinamiche di costruzione del consenso in età recente, ma anche alle risposte individuali date dai bambini ai tentativi di omologazione messi in atto da scuola e società).
Nello stesso tempo lo studio del quaderno di scuola ci permette di approfondire soprattutto il suo innegabile ruolo di fonte storica delle culture scolastiche e dei costumi educativi, ponendo concretamente l’attenzione soprattutto su quei protagonisti che la scuola l’hanno realmente vissuta e cioè gli allievi e i loro “educatori”, questi ultimi spesso celati proprio dietro la «children penning» (p. XI) dei primi.
I vari contributi, scritti nelle quattro lingue abilitate per la presentazione dei lavori al convegno (inglese, francese, italiano e spagnolo) e preceduti da una Presentation di Onorato Grassi e da un’Introduction dei curatori dell’opera, sono inseriti ciascuno all’interno di una precisa cornice costituita da sette diverse e ricche sezioni tematiche: Methodology; Public Collections of School Exercise Book; Subtle Propaganda. The Exercise Book as a Tool of Mass Communication; Tools of Mass Education. The Exercise Book as a Source for a History of the School Industry and Market; Sweating and Swotting... The Exercise Book as a Source for the History of School Teaching and Education; Speech and Language. The exercise Book as a Source for the History of Language; Children’s Writing
È principalmente l’Introduction – suddivisa in tre parti – che tenta di orientare il lettore all’interno di quel lungo e complesso percorso alla base di entrambi i volumi, fornendo gli strumenti e le linee guida per comprendere meglio questa iniziativa editoriale.
Dopo aver sottolineato la diffusa esigenza di ampliare gli orizzonti della ricerca storico-scolastica ed educativa e di integrare con essa le metodologie, gli apporti e i risultati delle indagini provenienti da altri filoni di studio, è infatti Roberto Sani, nel suo contributo introduttivo A Complex Source for a History of the Approach to Schooling and Education, a delineare lo stato della ricerca sui quaderni di scuola, individuando filoni d’indagine, approcci metodologici, acquisizioni storiografiche, iniziative pubbliche e private. Per comprendere pienamente l’interesse rivolto ai quaderni di scuola da parte degli studiosi negli ultimi venti anni, è quanto mai utile la definizione che degli stessi quaderni viene offerta. Essi sono intesi, infatti, come «a particulary valuable source for an approach to the history of school and education processes capable of transcending legislative aspects and codified forms and of revealing to us the complex and multifaceted reality comprising teaching practices and daily life in the classroom» (p. XVIII). Quaderno, dunque, non solo come prodotto dell’attività realizzata in classe ma soprattutto come fonte che fornisce informazioni sulla realtà materiale della scuola e che permette allo storico «to discern and to highlight [...] the concrete modalities and practices of transmission and reception of ideologies and systems of values thug teaching and school activity» (p. XXI). Nessuna fonte ha maggiore necessità di essere ampliamente contestualizzata del quaderno: dietro ai quaderni vi sono programmi, libri di testo, circolari, direttive, maestri desiderosi di adeguarsi alle richieste di genitori e dirigenti scolastici, ma anche autonomie personali, alunni tra loro diversi per estrazione sociale e culturale, dotati ciascuno di un’irripetibile individualità. È pertanto necessario, nell’ottica di una storia sociale dell’educazione, studiare questo rapporto dinamico tra individualità e norma. Particolare attenzione va inoltre prestata all’elevato grado di complessità con il quale tale fonte si presenta allo storico (si pensi alle differenti modalità di conservazione e reperimento nel corso degli anni degli stessi quaderni). Notevoli sono infatti le sue potenzialità euristiche ma altrettanto pericoloso potrebbe essere un «naive approach […], especially when the historian uses it as his sole source» (p. XXIII).
Di fondamentale importanza diventa dunque la definizione precisa dello statuto epistemologico del quaderno di scuola, in quanto fonte storica, inteso sia come oggetto materiale sia come oggetto formale. Nel primo caso appare assolutamente difficile attribuire al quaderno l’etichetta di semplice articolo di cancelleria ma anche quella di prodotto editoriale a tutti gli effetti. Proprio Juri Meda (The Exercise Book as a Material Object), grazie ad un’attenta ricostruzione del percorso evolutivo del quaderno stesso e degli studi su esso condotti nel corso degli anni, riesce ad andare oltre, adottando una nuova definizione in grado di descrivere il quaderno nei suoi poliedrici aspetti: «I realised that the exercise book could only be considered an industrial product targeting the education marketing […], the exercise book is an industrial product for mass distribution» (p. XXVII-XXVIII). Seguendo il mutare dei tempi il quaderno “fatto a mano” cede il passo al quaderno prodotto in serie, prima da piccole imprese artigianali e poi da grandi società industriali, divenendo quindi a tutti gli effetti un oggetto di consumo, frutto ed al tempo stesso di espressione, della progressiva espansione del mercato scolastico.
Il quaderno, in primo luogo «a vessel, a container, a jewel casket for school texts» (p.XXIX), è inoltre, secondo Davide Montino (The Exercise Book as a Formal Object), «fully-fledged anthology of written work that fulfills different functions and lends itself to a broad range of considerations. Sure enough, when we open an exercise book, we have no idea what we are going to find inside it» (p. XXX). In esso trova infatti spazio la “scrittura iconografica” (disegni, cornici, etc. etc.), la “scrittura numerica” (si pensi ai quaderni di matematica o fisica), la “scrittura alfabetica” (dettati, parafrasi, coommenti, temi, pensierini, etc. etc.). In tutta questa materia è dunque possibile affondare le proprie mani per trarne testimonianze, documenti, in una sola parola: sources for use in various areas of study» (p. XXXI). Attraverso le scritture contenute nei quaderni di scuola, infatti, si ha la concreta possibilità di osservare da vicino una realtà multiforme che va dalle pratiche educative, attuate in realtà spaziali e temporali differenti, ai metodi didattici, dalle forme linguistiche alle implicazioni antropologiche, dai contenuti ideologici sottesi alla pratica della scrittura (di natura politica, religiosa, comportamentale) fino ai modelli di consumo e di impiego del tempo libero. Si può infine, oltre che recuperare gli aspetti di un’alfabetizzazione infantile di massa, anche «impart depth to the subjective involvement of children as leading players, or more often victims, in the major historical processes of the modern and contemporary ears: the formation of the modern state, the advent of the disciplinary society, the industrial revolution, the word wars, totalitarianism, the migration process, the expansion of the mass consumer market or the development and spread of technology» (p. XXXI). I quaderni di scuola sono pertanto fonti complesse, le quali, proprio per questa specifica connotazione, riescono a fare incontrare metodi e contenuti eterogenei. È ovviamente necessario integrare questa fonte all’interno di un contesto più ampio, evitando così il rischio di autoreferenzialità dell’oggetto che, al contrario, «is all the more useful to history if it is allowed to dialogue with other documents, from oral sources (whenever possible) to text book, from school registers to teachers training manuals, and from teachers’ report to school furnishing, in fact everything that has some bearing on the written text and its author. We should never forget that that writing has an author, who is first and foremost a pupil but also a child sharing his o her time between the classroom and the family home» (p. XXXII). È dunque di vitale importanza capire che la scrittura permette di inserirsi in questo spazio mediano, tra quello che gli adulti offrono in termini formativi ai bambini e quello che questi ultimi, a loro volta, restituiscono nelle forme e nei contenuti propri, riuscendo a cogliere il rapporto dialettico che si instaura tra i due protagonisti del rapporto educativo. Di qui la necessità impellente di sviluppare con attenzione tutte le peculiarità del quaderno di scuola.
Nella sezione Methodology del primo volume degli atti, si cerca quindi di individuare i filoni più promettenti di indagine sul ruolo svolto dalle scritture infantili nell’ambito della cultura scritta e su quello del quaderno di classe come fonte primaria di investigazione, pur nella consapevolezza di dover comunque fare i conti con gli inevitabili limiti teorici e metodologici di tale approccio. È Antonio Castillo Gómez (Los cuadernos escolares a la luz de la Historia de la cultura escrita) a sottolineare la debole barriera esistente tra scrittura bambina e scrittura scolastica, in una sorta di limbo a cavallo tra disciplina e soggettività. Così, «en los cuadernos, así mismo, asoman modelos, ejemplos y testimonios, reales y ficticios, de distintas modalidades testuale cuya coexistencia en ese espacio gráfico acredita la pluralidad de matices observables en las escrituras escolásticas e infantiles, es decir, entre las que risponde a unaproducción reglada o sujeta al quehacer de la escuela y las que pueden emanar de una actividad más espontánea e hasta subjetiva» (p.8). Ogni scrittura dunque è spazio di controllo ma lascia anche spazio alla capacità individuale di trasgressione.
Proprio per tale motivo è necessario riflettere bene sull’uso del quaderno di scuola quale fonte per la ricerca, come sottolineato da Silvina Gvirtz e Martina Larrondo (El cuaderno de clase como fuente primaria de investigación). Secondo tali studiose, infatti, l’interpretazione dello storico deve spesso fronteggiare i limiti ad essa intrinseci poiché «muchas veces, en ansias de interpretar, hacemos cabla en los documentos a los sujetos que creemos que están destrás de èl. Pero esto no es posible […] porque un cuaderno es uns huella, difícilmente podamos sostener que quién habla allí ha sido determinada persona o determinada institución […]. el cuaderno es un conjunto de práticas discursivas formateadas por sus propias caraterísticas, por lo cual, lo que allí podemos ver es un enunciado distintivo, no reducible, o no directamente adjudicable a sus autores». (pp. 21-22)
Dopo una preziosa trattazione delle basi teoriche necessarie alla ricerca storica in rapporto all’utilizzo del quaderno di scuola, i due volumi degli atti entrano maggiormente nello specifico del tema così nella sezione Public Collections of School Exercise Books si passano in rassegna le principali collezioni pubbliche nazionali ed internazionali di quaderni e di elaborati didattici. Punto comune di partenza dei quindici interventi presenti all’interno della sezione è rappresentato dall’analisi delle regioni che spiegano come tale tipo di documento, spesso caratterizzato da difficoltà di reperimento e conservazione, sia riuscito a giungere fino a noi. Grazie alla negligenza di alcuni istituti scolastici nel non distruggere, come invece da consuetudine, il materiale didattico depositato presso i propri archivi, o alla lungimiranza di alcuni collezionisti privati o, più spesso, per merito della robustezza del materiale, siamo infatti entrati oggi in possesso di una numerosa mole di quaderni. Di qui l’attuale notevole ricchezza delle collezioni pubbliche ma anche la necessità di individuare nuove metodologie per una messa in rete di tali patrimoni (si pensi al progetto FISQED, promosso a partire dal 2004 dall’allora INDIRE, che ha permesso la catalogazione informatica di ben 14.000 quaderni) nonché la preoccupazione di distinguere le collezioni raccolte in maniera casuale da quelle conservate in serie per mezzo dell’operato dei docenti. Grande importanza per queste funzioni di raccolta e conservazione è comunque da attribuire ad archivi, musei, istituti universitari e centri di documentazione e di ricerca, fortunatamente ormai in continua crescita anche in tutta la Penisola italiana.
Il tema dell’impiego da parte dei regimi politici del quaderno scolastico quale strumento di comunicazione di massa nell’ambito delle proprie campagne propagandistiche è invece ben sviluppato nei quindici articoli della sezione Subtle Propaganda. The Exercise Book as a Tool of Mass Communication. Attraverso l’adozione di una prospettiva comparata e di un ampio respiro territoriale (si esaminano le esperienze di Paesi tra loro molto distanti quali l’Unione Sovietica, la Spagna, l’Italia, la Germania, l’Argentina ed il Brasile) è possibile mettere a confronto, attraverso l’analisi dei quaderni, realtà politiche quali il fascismo, il nazismo, il comunismo, il peronismo ed il franchismo, cogliendo sia i tratti comuni di queste forme di potere perlopiù nazionaliste sia la loro capacità di incidere sui modelli e le pratiche educative in genere. Proprio alla luce della nota centralità rivestita dalla scuola e dalla formazione nei regimi citati, appare evidente come il quaderno scolastico, quale strumento di propaganda, presenti elementi comuni in certi paesi ed in determinati periodi “eccezionali”, rinvenibili sia nei suoi caratteri intrinseci (copertine) sia in quelli estrinseci (componenti, problemi, dettati, pensierini).
A chiusura del primo volume, prima di un’ampia rassegna di illustrazioni aventi ad oggetto ovviamente i quaderni scolastici, è collocata una quarta sezione, Tools of Mass Education. The Exercise Book as a Source for a History of the School Industry and Market, che, seppur in apparenza vicina alla precedente , è comunque dotata di una propria autonomia e di una specifica peculiarità. Al suo interno sono infatti presenti otto contributi che possono essere suddivisi, a livello tematico, in due gruppi. Nel primo, alcuni interventi considerano il quaderno in quanto oggetto editoriale, prodotto da specifici editori (si pensi a Le Cartiere Pigna e i quaderni scolastici della “Terza Italia” 1870-1945 di Anna Ascenzi), distribuito attraverso canali commerciali appositi e controllato da una precisa normativa mirante a codificarne i formati, la veste grafica e le funzioni. Di qui, particolarmente degno di interesse risulta il processo di codificazione della veste grafica e dello spazio grafico interno al quaderno, con l’evoluzione, ad esempio, dei formati e delle rigature dei quaderni stessi (A quadretti, a righe o tutto bianco? Di Roberto Pellerey), tendenti nel tempo ad una lenta ma graduale omologazione. Nel secondo gruppo della quarta sezione, invece, sono sviluppate importanti considerazioni sia in senso estetico sia relativamente alla funzione dell’iconografia delle copertine, quale strumento fondamentale per la propaganda politica ed ideologica. L’analisi si sofferma sullo studio dell’illustrazione e sulla curo on cui le ideologie imperanti in un determinato periodo storico hanno sfruttato, ottenendo il massimo risultato, questo minimo spazio editoriale per la comunicazione di massa (evidente il riferimento al ventennio fascista sia in “Contro il tanto deprecato mercantilismo scolastico”: i controversi rapporti tra produttori di quaderni, insegnanti e cartolai e l’intervento del regime fascista di Juri Meda, sia in Fiabe illustrate sui banchi di scuola: le copertine dei quaderni tra dittatura e ricostruzione di Francesca Tancini).
Il secondo volume di School Exercise Books si apre con la sezione più ricca dell’opera ( ventuno contributi) dal titolo Sweating and Swotting... The Exercise Book as a Source for the History of School Teaching and Education. Al suo interno i quaderni sono valutati quali strumenti preziosi ed imprescindibili per lo studio del processo di trasmissione e ricezione educativa nell’ambito scolastico e soprattutto per lo studio dell’evoluzione dei metodi adottati per l’insegnamento delle singole discipline. Ecco, dunque, sempre con riferimento alle più disparate realtà territoriali (dall’Unione Sovietica alla Spagna, dall’Olanda alla Serbia fino ad arrivare addirittura in Canada o in Argentina), una notevole attenzione per i mutamenti della didattica nelle scuole, con riferimento ad esempio a specifici ambiti quali l’aritmetica, le scienze naturali, la letteratura, la geografia o la calligrafia, intesa quest’ultima quale sistema rigido di apprendimento della scrittura e non come semplice tecnica grafico-artistica.
Speech and Language. The Exercise Book as a Source for the History of Language rappresenta invece la sesta sezione e risulta costituita da cinque contributi nei quali il quaderno si propone come fonte assai utile per lo studio della storia della lingua. I singoli articoli cercano, infatti, di analizzare le scritture infantili con il chiaro intento di evidenziare quelli che sono stati i mutamenti linguistici nel corso del XX secolo, soffermandosi soprattutto sull’incidenza delle forme dialettali nell’educazione linguistica (con attenzione per paesi quali Brasile e Bolivia) e, nel caso italiano, sulla lenta affermazione dell’italiano scolastico, che da lingua letteraria si è trasformato progressivamente in lingua parlata, con la conseguente scomparsa di espressioni gergali e di costruzioni sintattiche proprie del dialetto (il riferimento è alle realtà territoriali della Valle d’Aosta, della Toscana e del Molise).
L’ultima sezione di tale iniziativa editoriale ha un titolo estremamente estremamente efficace, il cui merito è quello di cogliere alla perfezione il sensus di fondo dei due volumi e quindi dell’intero convegno maceratese: Childern’s Writing. Dodici interventi che, seppur tra loro diversi (si passa ad esempio dal Galateo del bravo fanciullo di Giordana Merlo a Giuseppe Lombardo Radice: per un’idea del quaderno scolastico come fonte artistico-letteraria di Lorenzo Cantore), hanno come comune argomento di indagine le “scritture bambine”, con quella inevitabile ma connaturata difficoltà nel riuscire a discernere la “scrittura disciplinata” dai pochi spazi riservati invece alla “scrittura spontanea”, il più delle volte peraltro assente e rintracciabile soprattutto nei quaderni di brutta copia. Da qui la già nota opposizione tra “cultura dei bambini” e “cultura per i bambini” con la corrente incertezza sull’esistenza nei quaderni di un reale spazio per la libertà infantile. A causa di tale ambiguità è pertanto necessario, in una corretta prospettiva storiografica, valutare bene le opportunità ma anche i rischi ai quali si va incontro nell’utilizzo dei quaderni stessi come fonti per lo studio delle “scritture bambine”. Solo con tali cautele, infatti, sarà possibile riuscire a sfruttare efficacemente le potenzialità euristiche di una fonte sicuramente complessa e che necessita di una corretta e sofisticata analisi critica.
Data recensione: 01/05/2010
Testata Giornalistica: Ricerche Storiche
Autore: Luigiaurelio Pomante