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Incomincio a pensare - ancora allo stato di nebulosa - a un nuovo libro, Forme, del quale ho già composto circa 3 del tuo milione di nivee cartelle: un libro che non sarà più di lasse (sono ben sessanta quelle già composte nella Trilogia Paginette-Sinfoni

“Non più lasse, ma altro”: e nascevano le Pagelle di Antonio Pizzuto. Polistampa ripubblica un’opera chiave della produzione dello scrittore siciliano
“Incomincio a pensare - ancora allo stato di nebulosa - a un nuovo libro, Forme, del quale ho già composto circa 3 del tuo milione di nivee cartelle: un libro che non sarà più di lasse (sono ben sessanta quelle già composte nella Trilogia Paginette-Sinfonia-Testamento, e mi pare che bastino), ma diverso, ma altro”. Così il 26 settembre 1968 scriveva Antonio Pizzuto (Palermo 1893 - Roma 1976) in una lettera al suo editore Alberto Mondadori annunciando la stesura di una nuova opera, che cambierà poi nome in Pagelle e sarà pubblicata da Il Saggiatore in due volumi, uno nel 1973 e l’altro nel 1975, con traduzione francese e note di Madeleine Santschi. Pagelle, opera chiave nell’originalissimo percorso stilistico di Pizzuto, torna oggi dopo più di trent’anni in una nuova edizione critica (Polistampa, pp. 344, euro 24) a cura del filologo romano Gualberto Alvino, noto studioso di letteratura del Novecento. “L’edizione di Alberto Mondadori”, spiega Alvino nell’introduzione, “all’epoca licenziata ma non sorvegliata dall’autore, era gremita a tal punto di mende tipografiche, sviste, errori da risultare a tratti indecifrabile”. Pagelle rappresenta un momento capitale nell’evoluzione stilistica di uno dei prosatori più sperimentali del secolo scorso: il passaggio dal regime delle “lasse” (episodi iscritti in un unico disegno narrativo, ancorché fruibili nella loro essenza di blocchi compatti, e dominati dall’imperfetto, tempo della duratività e dell’indeterminazione) a quello appunto delle “pagelle” (brevi componimenti in sé conclusi, caratterizzati dalla soppressione del verbo ai modi finiti con relativa, inevitabile disgregazione di personaggi e vicende). Apprezzato a suo tempo da lettori come Solmi, Bilenchi, Baldacci, Bo, Contini, Butor, Segre, Pedullà, Jacobbi, Antonio Pizzuto è in questi anni oggetto di una riscoperta che ha portato alla pubblicazione di quasi tutto l’inedito: dai romanzi ‘giovanili’ Rapin e Rapier (Editori Riuniti, 1998), Così (Polistampa, 1998), Sinfonia 1923 (Mesogea, 2005); dai carteggi con Giovanni Nencioni, Gianfranco e Margaret Contini (Polistampa, 1998 e 2000), Salvatore Spinelli (Nuova Ipsa, 2001 e 2003), Lucio Piccolo, Vanni Scheiwiller (Scheiwiller, 2002 e 2005), Carlo Betocchi (Polistampa, 2006) e Alberto Mondadori (Polistampa, 2007); alle produzioni estreme: Giunte e virgole (Fon dazione Piazzolla, 1996), Spegnere le caldaie (Casta Diva, 1999). Nel 2001 sono apparse nuove edizioni di Si riparano bambole (Sellerio) e di Ultime e Penultime (Cronopio); nel 2002 quelle di Ravenna e Paginette (Polistampa); nel 2004 quelle di Signorina Rosina e Sul ponte di Avignone (Polistampa); nel 2009 quella di Testamento (Polistampa).
Data recensione: 24/08/2010
Testata Giornalistica: Info Libri
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