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Per le Edizioni Polistampa è uscito da pochissimo un libro insolito, Il numero e la struttura universale di Carlo Lapucci, nella «Collana Scrapts – Taccuini di lavoro»diretta da Roberto Giovannelli (euro 18). Sono 192 pagine curatissime nell’iconografia r

Il numero rappresenta la cifra segreta con la quale il Creatore ha plasmato la materia Per le Edizioni Polistampa è uscito da pochissimo un libro insolito, Il numero e la struttura universale di Carlo Lapucci, nella «Collana Scrapts – Taccuini di lavoro»diretta da Roberto Giovannelli (euro 18). Sono 192 pagine curatissime nell’iconografia ricchissima e pertinente, nella grafica e negli altri aspetti tipografici .
Pochi sospettano che il numero possa avere una dimensione diversa da quella pratica e quantitativa, o elevarsi a una dimensione qualitativa, simbolica, collegata con la struttura e l’intima essenza della cose. Il primo a dirlo si vuole sia stato Pitagora seguito da una miriade di pensatori che, a cominciare da Platone, crearono vertiginose teorie e speculazione numerologiche.
Carlo Lapucci ne ha ripercorso la storia in una sintesi che ha liberato la materia dalla pletora delle infinite elucubrazioni che inevitabilmente sono nate su questa stimolante suggestione, per offrire a chi legge le caratteristiche, le pertinenze, le qualità che ai primi tredici numeri della serie infinita sono stati riconosciuti dalle religioni, dalle filosofie, dai vari indirizzi di pensiero, ritrovando elementi comuni e concordanti, in modo tale da disegnare una traccia del pensiero che fino ad oggi si è arrovellato sull’argomento.
Liberato dal ciarpame che si trova di solito affastellato con le intuizioni geniali dei grandi pensatori, o con le istintive consuetudini popolari, la materia rivela tutto il suo fascino ed esercita stimoli continui ad ampliare e ad approfondire l’argomento, cosa dalla quale l’autore rifugge, memore delle forme maniacali di quanti nei secoli si sono accaniti su questa materia che a volte pare poter spiegare tutto: dal collegamento del Verbo a Satana nel numero 5, del perchè si porta la fede all’anulare sinistro, alla ragione per la quale si regalano le rose in numero dispari, cosa centri il numero dei venti con i battisteri e i fonti battesimali ottagonali.
Avverte appunto Lapucci nella sua breve premessa: «Non dico che il numero non abbia un fascino tanto grande da non indurre in questa tentazione: io stesso l’ho subito e prima di me infiniti pensatori, più grandi, più attrezzati che hanno dedicato la vita all’argomento, le cui esperienze hanno insegnato però soprattutto a star lontano da certe infatuazioni. Il numero, forse parto della mente umana, forse elemento captato da questa nelle sue precarie e limitate facoltà, a nostro avviso non può dare tanto e, come nel caso di altre manifestazioni: arte, speculazione, pensiero, religione non può dare né più di ciò che è umano, né più di quello che l’uomo possa afferrare, che è solo quello che è dotato di un limite. Soltanto la religione promette di più, ma dopo, quando l’umano avrà altra veste, quando invece di vedere oscuramente come in uno specchio, vedremo finalmente faccia a faccia».
Va da sé che la parte del leone in questa lunga vicenda la fa la cultura religiosa, a cominciare dalle Sacre Scritture, quasi che l’uomo cerchi come un bambino di togliere di mano al Creatore i segreti della Creazione; ma quasi non c’è materia che non venga coinvolta in questa ricognizione con implicazioni tutt’altro che anacronistiche nel nostro tempo, tanto che vale la pena di riportare qui di seguito per intero la Presentazione che fa al libro Roberto Giovannelli.
«Che il numero sia la sintesi perfetta del mondo, la cifra segreta con la quale il Divino ha agito sulla materia plasmandola nelle cose e che sia la traccia lasciata nell’Universo dalla mano del Creatore, è il pensiero che da Pitagora, e forse da prima di lui, ad Einstein ha attraversato la menti umane. Tale pensiero è sotteso alle ricerche antiche e moderne sull’argomento nella forma di magia, religione, scienza, cabala, simbolismo, superstizione e nasconde la tentazione luciferina di strappare all’Assoluto il segreto dei segreti. Menti eccelse, i Don Ferrante d’ogni tempo e veri mentecatti si sono affannati nella decifrazione, affastellando lampi di genio e banalità formando un coacervo sterminato di intuizioni folgoranti e di delirio. Questo libro è stato un’immersione nel caos del numero inteso come qualità e meno come quantità, cercando di portare alla luce la parte che ci è sembrata migliore e feconda, frutto di tanto affanno. Vista in questa dimensione la matematica, la più esatta e certa della scienze, si presenta fuori dell’ordine pratico nel quale di fatto è stata relegata nella conoscenza comune, per ritrovare la sua alta dimensione speculativa che ha avuto fino dal primo pensiero che ha formulato l’uomo, considerandola scienza divina o anche linguaggio di Dio nel mondo, ossatura logica delle cose e della idee. Tale la videro Pitagora, Platone e molte altre grandi menti affacciate sulla scienza e reciprocamente i testi sacri di quasi ogni religione che, affacciati sulla realtà, ridondano di cifre, simboli, quantità le quali nascondono i misteri che contemporaneamente esprimono. Basta pensare all’Apocalisse: cavalieri, sigilli, popoli, schiere, la Bestia, sono tutti segnati da numeri che governano nell’Antico Testamento i giorni della creazione, i Comandamenti, i giorni del Diluvio, le Piaghe d’Egitto, le Tribù d’Israele, i Profeti.
Riproporre questa riflessione in un periodo di trasformazione, incertezza, disorientamento, di separazione del mondo del quantificabile da quello dei valori, vuole ricondurre la mente alle fonti prime della speculazione e della decifrazione del mondo, per ritrovare le tracce e gli indizi di una filosofia ancora non inquinata dalla finalità pratica, libera di formulare ogni ipotesi, e con le radici ancora non recise e separate dalle profondità della visione elementare delle cose in modo da muovere la mente a riavvicinarsi anche con la ragione alla linfa vitale, al supporto alla scaturigine prima dell’intelligenza che è forse l’atto creativo dell’immaginazione. Questo fa pensare con meraviglia al sostrato religioso, magico ed esoterico che sta in fondo alla scienza, al famoso baule segreto che Newton lasciò alla sua morte e con sgomento fu trovato pieno di scritti d’alchimia, magia, scienze sacre, interpretazioni dell’Apocalisse e dei Profeti. Non solo, il libro che fu trovato aperto sul comodino accanto al letto di Einstein dopo la sua morte fu un testo che lasciò senza fiato: Mondi in collisione, di Immanuel Velikovsky, colui che era considerato l’esatto opposto del genio della relatività, l’uomo più eterodosso, irrazionale, visionario del mondo scientifico, che aveva osato entrare in campi aborriti dagli scienziati, formulare teorie che avrebbero fatto raggelare il sangue anche a un custode di un gabinetto di fisica e che pure Einstein aveva tenuto d’occhio e letto per tutta la vita».
Data recensione: 27/06/2010
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Lorella Pellis