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E se bastasse un bicchier di latte, per ridare slancio alla politica? Cioè: un gesto minimo, concreto, di grande portata simbolica. «L’esperimento del latte è in pieno, felice sviluppo. È un’idea elementare, di vasta ripercussione, feconda per i suoi risu

La Centrale di Firenze
 E se bastasse un bicchier di latte, per ridare slancio alla politica? Cioè: un gesto minimo, concreto, di grande portata simbolica. «L’esperimento del latte è in pieno, felice sviluppo. È un’idea elementare, di vasta ripercussione, feconda per i suoi risultati fisici, spirituali, politici ed anche economici»: Giorgio La Pira, nel ’52, lo raccontava così a un collega di partito. Due anni dopo, nel ’54, avrebbe preso il via la Centrale del Latte di Firenze, e si sarebbe diffusa una pratica ancora oggi ricordata con commozione da tanti fiorentini: il bicchiere di latte distribuito la mattina presto ai pendolari in stazione, agli anziani e ai poveri, ai bambini degli asili nido, ai malati, ai detenuti. «Liscio» o zuccherato o anche, cosa mai vista prima, col cacao. Un conforto mattutino che segna la fine degli stenti della guerra, e, mattina dopo mattina, riunifica una città. Ma a valorizzare la portata «politica» del bicchiere di latte fu, non a caso, l’intuito del «sindaco santo», la sua inclinazione a servirsi di un «paradigma non ideologico di governabilità», molto simile a quello oggi da tanti invocato in risposta alla crisi della politica. E grazie a lui quella della Centrale del latte di Firenze diventa «una bella storia di welfare urbano», come la definisce Letizia Pagliai, storica e ricercatrice della Fondazione La Pira nel suo «Giorgio La Pira e il piano latte. La funzione sociale della Centrale» (Polistampa). Divenuto urgente, nel dopoguerra, causa la crescente domanda, uno strumento di controllo pubblico della filiera produttiva del latte e delle relative procedure di conservazione, l’idea di una Centrale era già impostata dai sindaci di sinistra Pieraccini e Fabiani. Finché, in virtù della sinergia politica e al legame personale con Amintore Fanfani, segretario dell’Agricoltura, e Ludovico Montini (fratello del futuro Papa) presidente dell’Amministrazione per gli aiuti internazionali, non ci riesce Giorgio La Pira. Grazie alle macchine per la pastorizzazione fornite dal Milk Machinery Program americano nel quadro degli aiuti alla ricostruzione europea, agli alti prezzi del latte garantiti agli agricoltori perché investissero in zootecnia e produzione agricola, e al sistematico ripiano da parte del Comune dei bilanci della spa (detenuta a metà da Consorzio dei produttori e Cooperativa dei distributori), attraverso la nuova Centrale del latte si configurerà, nota Pagliai, «un’assistenza che non è assistenzialismo». Un «miracolo fiorentino» interrotto negli anni ’70 dall’avvento delle Regioni.
Data recensione: 28/03/2010
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Maria Cristina Carratù