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Una delle false teste di Modì, la Modì 1, riemerge dall’oblio di un magazzino comunale dove è stata chiusa e impacchettata. Un’uscita temporanea, perché il permesso, come già successo in altre occasioni, l’ultimo dei quali nel 2004 nell’ambito di Effetto

Una delle false teste di Modì, la Modì 1, riemerge dall’oblio di un magazzino comunale dove è stata chiusa e impacchettata. Un’uscita temporanea, perché il permesso, come già successo in altre occasioni, l’ultimo dei quali nel 2004 nell’ambito di Effetto Venezia, durerà solo poche ore. Poi, il ritorno nel deposito. L’opera prese vita in una calda sera d’estate del 1984, quando l’artista livornese Angelo Froglia, per colpire i critici dimostrando la loro incompetenza, gettò il manufatto da lui realizzato nel fosso Reale. Qui, la testa venne ritrovata insieme a quella di quattro ragazzi che ebbero la stessa intuizione. Ma lui, autore anche di un’altra testa, la Modì 3, con la burla non c’entrava niente. Il suo gesto mirava in alto e non voleva scatenare risate. E l’idea di scolpire e poi buttare in acqua portò presto i suoi «frutti» traendo in inganno i grandi critici dell’arte.
Ieri, in occasione della presentazione del libro di Alice Barontini (Alla ricerca di Modì, Polistampa) e di una mostra sull’artista al Centro Culturale Michon, la vicenda è tornata a galla. Con tutte le ferite forse ancora non rimarginate. L’idea di una possibile esposizione permanente per le opere dello «scherzo del secolo», in città, fa ancora discutere. Per il gallerista Guido Guastalla molti livornesi non hanno ancora elaborato il lutto. Nel 1984, il Comune investì soldi e energie per cercare le teste che secondo alcune testimonianze Amedeo Modigliani buttò nel fosso. Il risultato fu che l’amministrazione finì sbeffeggiata da quattro «ragazzacci». Secondo Guastalla, persona colta dalla battuta sempre pronta, nonché proprietario della casa-museo di Modigliani, non ci sono dubbi. «Il Comune dovrebbe tirarle fuori e farci una risata. In molti hanno cercato di metterla in politica, ma la politica non c’entra niente. Si tratta invece di un grande scherzo e di una performance del Froglia che volle dimostrare come sbagliano i critici. Gli amministratori si dovrebbero liberare di questo fardello, mettere le teste in un locale comunale così magari attirano qualche turista».
Ma l’assessore alla cultura Mario Tredici che la beffa l’ha vissuta e raccontata da giornalista, spiega che «sono passati tanti anni e non c’è nessuna ferita». Anzi. «Stiamo valutando una possibile collocazione per le tre statue che sono molto diverse tra loro e quindi hanno un diverso valore»
Data recensione: 24/03/2010
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Claudio Passiatore