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È uno strumento straordinario, una vera e propria bussola per orientarsi nel mare magnum dei suoi pensieri, dei suoi sogni, di quel dialogo fecondo con gli altri che si fa storia. Anzi, sembra proprio di poter toccare i pensieri di La Pira.

Un compendio di 45mila documenti, testimonianza del suo pensiero dal ’51 al ‘77
È uno strumento straordinario, una vera e propria bussola per orientarsi nel mare magnum dei suoi pensieri, dei suoi sogni, di quel dialogo fecondo con gli altri che si fa storia. Anzi, sembra proprio di poter toccare i pensieri di La Pira. Polistampa sta per mandare in libreria il volume «Archivio Giorgio La Pira. Corrispondenza»: 28 serie classificate per 45mila documenti, tanti (e forse non sono tutti) quanti sono le lettere, i biglietti, i telegrammi che La Pira ha scritto dal 1951 al 1977. Materiali raccolti dalla Fondazione La Pira e da essa classificati e microfilmati grazie al contributo dell’Ente Cassa di Risparmio e alla Fondazione Carlo Marchi. Per ciascuna voce classificata si potrebbe ricavare una ricerca, riportare a un profilo più netto la straordinaria opera  del «sindaco santo» di Firenze, uno dei più grandi intellettuali e amministratori cattolici del secondo dopoguerra, che guarda al particolare con occhio universale e viceversa pensa in grande preoccupato della ricaduta di ogni sua azione sulla vita particolare e locale. Se conosciamo abbastanza bene la sua mediazione per la pace in Vietnam (fallita sul momento, ma fonte poi degli accordi tra Hanoi e Washington del 1973), ora possiamo scavare più a fondo sui suoi tentativi presso Allende per il Cile (resi noti anni fa da uno dei suoi amici, Corrado Corghi), prima, durante e dopo il golpe di Pinochet (con un ricco epistolario con il leader della Dc cilena Radomiro Tomic). Ma è classificata anche una lettera a Fidel Castro. Dai Papi a Kennedy, ai poveri di San Procolo, alle lettere al cantante Harry Belafonte, per sottolineare una curiosità, ad altri grandi «uomini del sottosuolo», queste lettere, finalmente affidate a una sorta di dizionario organico della corrispondenza lapiriana, rivelano un uomo planetario e concreto, in cui trama ecclesiale e trama politica vengono cucite per un disegno unitivo: trovare strade di pace, percorrerle in lungo e in largo, nel mondo ingessato della guerra fredda – una serie, ricchissima, di corrispondenza è suddivisa per Paesi –, mondo nel quale tuttavia La Pira avverte già la futura distinzione tra Nord e Sud e l’importanza sostanziale e di lungo periodo del dialogo interreligioso.È quel senso di “geografia del profondo” che connette quello che in superficie appare diviso. Nixon, Kennedy, Johnson, Kissinger; i Papi, da Pio XII a Paolo VI; i cardinali, come Ermenegildo Florit, arcivescovo di Firenze la cui storia oggi può essere letta con maggiore serenità di giudizio e riconoscimento pastorale. Interessante e utile, a questo riguardo, mettere a confronto i documenti lapiriani e quelli di Florit proposti tra l’altro, recentemente, da Marcello Mancini e Giovanni Pallanti ne «La preghiera spezzata». Alla «Corrispondenza» possiamo affiancare anche un CD, con 25 voci per entrare nel mondo e nel messaggio di Giorgio La Pira. Il tutto in un cdrom, finanziato dalla Provincia di Firenze e con il patrocinio di Regione e Comune, che può essere richiesto direttamente alla Fondazione. Dalla vita ai testi parziali delle lettere, dei discorsi e dei libri di La Pira, ma anche foto e video: anche il cd si presenta come uno strumento di indagine con approccio storico, non solo e non tanto per guardare al passato ma per orientarsi nel presente attraverso quelle intuizioni del sindaco “geopolitico” per eccellenza.
Data recensione: 31/03/2010
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Michele Brancale