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Seguendo il filo dei documenti dell’Archivio di stato di Prato e di quelli dei comuni della provincia, compreso Poggio a Caiano, gli autori di questo pregevole lavoro sulle condotte

Seguendo il filo dei documenti dell’Archivio di stato di Prato e di quelli dei comuni della provincia, compreso Poggio a Caiano, gli autori di questo pregevole lavoro sulle condotte igienico-veterinarie tracciano un interessante profilo di storia sociale nell’area che gravita intorno al distretto laniero, prendendo come riferimento un arco di tempo che va dall’istituzione delle varie condotte, subito dopo l’Unità d’Italia, fino alla prima metà del Novecento.
Già al Congresso di Firenze del 1875 risultava presente nell’Italia settentrionale e in Toscana una rete di condotte veterinarie comunali e provinciali. A Prato, a partire dal 1866, la condotta venne sponsorizzata dai notabili della città, vale a dire dai proprietari delle maggiori fattorie; si era provveduto ad istituire un veterinario residenziale che doveva garantire “l’assistenza zootecnica tanto di notte che di giorno” e i privati che la richiedevano dovevano pagare, sia pure alle tariffe stabilite dalla comunità.
La figura del veterinario era assimilabile a quella del medico condotto, in origine ingaggiato con promessa di “soldo” da istituzioni benefiche, comunità locali, autorità cittadine, impegnato, “condotto” appunto, a curare “pauperes et miserabiles sine mercede”. Collegata all’attività dei veterinari, che dovevano vigilare sulla salute degli animali da carne, era l’attività dei macelli pubblici, che a Prato si intrecciava con l’antica arte dei Beccai, una corporazione che traeva origine dal Medioevo. Nel 1896 il macello troverà la sua sede definitiva fuori dalle mura cittadine in via Pomeria. I locali che lo ospitavano in piazza San Domenico non vennero più ritenuti idonei per ragioni igieniche e morali.
Molto interessante l’analisi delle varie fasi della prassi del controllo igienico sanitario proposta nel capitolo VI del libro, vista attraverso l’applicazione dei regolamenti del comune di Prato: il primo, quello provvisorio del 1872, che contemplava gli aspetti organizzativi della macellazione ed il ruolo delle categorie operative all’interno dei macelli. Poi i regolamneti del 1876, 1889 e 1930 che sono più articolati e sviluppano gli aspetti igienico sanitari in base all’acquisizione delle nuove conoscenze scientifiche, all’evoluzione della legislazione e della normativa nazionale.
Molto problematica la questione dell’istituzione dei macelli pubblici e della condotta veterinaria a Carmignano, Montemurlo, Cantagallo e Vernio soprattutto a causa delle scarse risorse a disposizione di quei comuni. Nell’ultimo capitolo i due autori hanno voluto ricordare la figura del dottor Alberto Balducci che si impegnò nella salvaguardia della Calvana, una razza all’epoca di grande interesse e del tutto coerente con le caratteristiche del territorio montano.
Data recensione: 01/01/2006
Testata Giornalistica: Microstoria
Autore: Fabrizio Nucci