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«Echi nella valle» (riproposto da Polistampa) è il secondo romanzo firmato da Giuseppe Brancale, intellettuale lucano che fu marinaio e scrittore. Uomo che un giorno partì dal suo paese, Sant’Arcangelo

Riproposto il secondo romanzo di Giuseppe Brancale. Fu marinaio e scrittore lucano «Echi nella valle» (riproposto da Polistampa) è il secondo romanzo firmato da Giuseppe Brancale, intellettuale lucano che fu marinaio e scrittore. Uomo che un giorno partì dal suo paese, Sant’Arcangelo, per approdare a Firenze dove è scomparso prematuramente, all’età di 54 anni. Nel 2007 è stato pubblicato il suo primo romanzo «Il rinnegato» (un inedito). Ora ecco riproposto l’altro lavoro di Brancale (l’ultima edizione, pubblicata nel 1975, era da tempo introvabile), una nuova edizione che è stata curata da Luca Nannipieri. Lavoro arricchito dagli appunti e dalle «pagine ritrovate» dell’autore. Si tratta di lettere (o loro estratti), versi poetici, fotografie d’epoca, altri appunti e scritti. Con la riproduzione di disegni che Carlo Levi dedicò alla prima edizione del libro. Lo stesso Levi che, di «Echi nella valle», scrisse: «Mirabile sintesi dell’antico col moderno. Una vicenda che commuove e fa meditare». L’autore del «Cristo si è fermato a Eboli», rivolgendosi a Brancale, aggiunse: «Mirabilmente hai saputo mettere a fuoco sentimenti e problemi della tua gente, della nostra gente, alla quale è sempre rivolto il mio pensiero». Fra storia e immaginazione, fra piano realistico e mito: un andirivieni che costituisce una delle cifre caratterizzanti del lavoro di Giuseppe Brancale. Il romanzo, che trattiene un respiro magico, si snoda infatti intorno a due percorsi paralleli, itinerari lontani nel tempo, ma unificati da un destino condiviso, da un legame di sangue, da uno spirito dei luoghi. Lo scenario, in entrambi i casi, è la Lucania-Basilicata. Si narra il dramma di Marco Laviano, vissuto in epoca romana. Il piccolo Tito è adottato da una carovana di romani dopo aver smarrito la propria famiglia d’origine. Diventato il centurione Marco Laviano, viene inviato in Lucania dove l’esercito romano combatte con le genti indigene. È qui che, per vendetta dei suoi stessi compatrioti, trova uccisi i suoi soldati e sua moglie. Marco Laviano non regge a quel dolore, il suo corpo verrà seppellito nella stessa fortezza (del monte Agro) che doveva presidiare. La storia però è tutt’altro che finita. Il filo di quelle esistenze viene ripreso circa venti secoli più tardi, da un contadino e pastore, discendente di Marco Laviano. Andrea Salinatore, fra gli scenari di guerra d’Etiopia, la seconda guerra mondiale, il secondo dopoguerra, è ostaggio di visioni. È come se l’antenato cercasse di rivivere attraverso di lui. La gente di quei posti è spaventata dalle voci che circolano su quanto avverrebbe nella torre, un luogo sinistro. Salinatore pare diventare il tramite di un destino di sangue. Dopo le guerre d’Etiopia e di Libia, i fantasmi che lo abitano spingono Andrea Salinatore verso i misteri della torre. Così si dirige in quel posto, accompagnato da un mago. È un viaggio che assume il valore simbolico del cammino verso l’ignoto. Verso il familiare e lo straniero. Simbolo di rivelazione. Ma ciò che gli sarà rivelato dalle visioni - mistero di radici, di appartenenze, di oscure maledizioni - Andrea non potrà raccontarlo a nessuno. «Echi nella valle» - volume che si avvale di una introduzione del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo - ha vinto il premio della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Data recensione: 12/04/2010
Testata Giornalistica: La Gazzetta del Mezzogiorno
Autore: Mimmo Sammartino