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Due destini che si incrociano in una valle, quella dell’Agri, quella dell’epoca romana che ritrova le fila del suo percorso negli anni del colonialismo. Sono lì uno di fronte all’altro, Marco Laviano o meglio Tito Salinatore e a distanza di secoli Andrea

La Val d’Agri protagonista del nuovo romanzo di Giuseppe Brancale
Due destini che si incrociano in una valle, quella dell’Agri, quella dell’epoca romana che ritrova le fila del suo percorso negli anni del colonialismo.
Sono lì uno di fronte all’altro, Marco Laviano o meglio Tito Salinatore e a distanza di secoli Andrea Salinatore, entrambi alla ricerca della libertà, quella libertà che li condurrà lontano per poi ricongiungerli in un unico grande destino, quello della morte nelle loro terre, e precisamente sul Monte Alto.
Tra alterne vicende e similitudini il nuovo romanzo inedito di Giuseppe Brancale “Echi della valle” dispiega il suo fascino, quello capace di percorrere una valle poco conosciuta, quello di descrivere i tratti dei lucani e della loro continua ricerca della libertà mediante «l’arsenale antico e valido dell’ostinazione e della fierezza con cui i lucani hanno saputo respingere ogni ingiustizia», come scrive il presidente De Filippo nell’introduzione al testo. Libertà: è proprio su questo sentimento dell’uomo che Brancale pone la sua lente d’ingrandimento, la analizza nella sua essenza tramite la vita dei suoi personaggi, ne traccia le caratteristiche principali perché come sostiene l’anziano lucano parlando ai piedi di Marco Laviano, in realtà suo figlio: «Libero! Gli uomini non legati non sempre sono liberi. Per me, essere libero significa ben altro… Per me, essere liberi significa appartenere ad una comunità che non abbia padroni».
Una ricerca, quella della libertà, che il popolo lucano non ha mai abbandonato, trovando spesso via d’uscita nell’emigrazione, nella voglia di trovare nel mondo un giusto posto che gli permettesse di non avere catene. Del resto Brancale, un uomo che aveva provato l’emigrazione e ne aveva sentito il peso, in uno dei primi capitoli del romanzo scrive: «Ora, se questa terra produce a stento quanto basta per uno, come potrebbe produrre tanto da bastare per quattro? Ecco il motivo per cui i miei figli sono lontani. Emigrano ogni anno. Vanno a guadagnarsi il pane fuori dalla loro terra, in altre regioni. Tornano quando nessuno più li vuole, quando nelle campagne c’è poco lavoro. Ormai i nostri giovani sono stranieri in casa loro. Povera gente senza pace e dal domani incerto».
Sarà la voglia di libertà che spingerà Andrea Salinatore ad arruolarsi nelle guerre coloniali, sarà quel desiderio di riscoprire qualcosa di sconosciuto che condurrà Marco Laviano nella sua terra d’origine da cui era stato portato via da bambino, che lo porterà più volte a confrontarsi con quella valle, con la sua gente, lui che si sentiva libero perché romano, perché dalla parte di chi ha il potere, scoprirà come la libertà sia cosa ben diversa e difficile da conquistare.
Data recensione: 24/04/2010
Testata Giornalistica: Il Quotidiano della Basilicata
Autore: Francesca Gresia