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Vinci. Leonardo, da sempre, attira su di sé un interesse quasi morboso. A fare da calamita è il suo genio. C’è chi gli ha dedicato tutta la vita di studioso e chi lo sta facendo (come Carlo Pedretti, autore di “Leonardo & Io”). Altri, prima o poi, si fann

Vinci. Leonardo, da sempre, attira su di sé un interesse quasi morboso. A fare da calamita è il suo genio. C’è chi gli ha dedicato tutta la vita di studioso e chi lo sta facendo (come Carlo Pedretti, autore di “Leonardo & Io”). Altri, prima o poi, si fanno tentare, sollecitati - forse - da qualche scoperta o, più ancora, da qualche intuizione o da qualche provocazione. La narrativa, a questo proposito, non c’è andata di scartina.  Certo è che, di volta in volta, ci troviamo di fronte a temi coinvolgenti, intriganti, legati a un Leonardo segreto (o presunto tale). È il caso di “Il velo della Gioconda” di Renzo Manetti, uscito in questi giorni per i tipi di Polistampa. Questo il nocciolo. Oltre alla Gioconda, in mostra al Louvre, ne sarebbe esistita una seconda. Già la notizia, se vera, sarebbe una chicca. Ma se si aggiunge che potrebbe essere stata nuda, allora la questione avrebbe anche aspetti pruriginosi. Leonardo l’avrebbe dipinta per comporre un dittico in omaggio a Venere, vezzo - ragguagliano gli esperti - in uso tra gli artisti del tempo. Seduta su un balcone a seno nudo, avrebbe avuto la stessa posa della Gioconda del Louvre.  Renzo Manetti, fiorentino, architetto e scrittore, esperto di iconografie, afferma che l’opera risalirebbe al cosiddetto periodo romano, quando Leonardo se la vedeva con dottrine esoteriche e filosofia.  Tuttavia c’è uno scoglio non indifferente da superare. Questa seconda Gioconda sarebbe andata perduta. Ma Manetti ha una scappatoia: “Anche se il dipinto è andato perduto, esistono almeno una decina tra riproduzioni e opere di analogo soggetto, eseguite da allievi e discepoli, che ci permettono di ricostruire l’originale”. Mette in campo la “Monna Vanna” del Salaino, allievo di Leonardo. E Raffaello, che si sarebbe ispirato alla Gioconda nuda per realizzare “La velata” e “La fornarina”, seminuda. Manetti ha al suo attivo: “Desiderium sapientiae” (1996), “Le Porte Celesti” (1999), “Le Madonne del Parto, icone templari” e “Beatrice e Monna Lisa” (2005), “Il segreto di San Miniato” (2006) e “La lingua degli angeli” (2009). R.C.
Data recensione: 24/01/2010
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: ––