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A poco più di due anni e mezzo dalla scomparsa di Sigfrido Bartolini, l’Associazione «Amici di Pescia» e la Fondazione Nazionale Carlo Collodi, hanno organizzato una Mostra antologica delle sue opere (curata da Beatrice Buscaroli) e dedicato una Giornata

A poco più di due anni e mezzo dalla scomparsa di Sigfrido Bartolini, l’Associazione «Amici di Pescia» e la Fondazione Nazionale Carlo Collodi, hanno organizzato una Mostra antologica delle sue opere (curata da Beatrice Buscaroli) e dedicato una Giornata di studi alla sua ricca quanto variegata personalità artistica e letteraria. Il convegno grazie al significativo contributo di eminenti personalità della cultura nazionale, ha analizzato e approfondito la conoscenza dell’ultra cinquantennale fervente attività pittorico-letteraria di Sigfrido Bartolini, considerato, dalla critica non allineata e più avveduta, degno erede della cultura artistica del Novecento italiano.
Dopo i saluti di rito delle autorità cittadine, il Sindaco, Roberta Marchi, il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Ivano Paci, e del Presidente dell’Associazione Amici di Pescia, Giovanni Gentile; sono iniziati gli interventi dei relatori. Con «Per Sigfrido Bartolini: qualche ipotesi di lavoro», Elena Testaferrata, Direttore del Museo Civico di Pistoia, ha focalizzato la sua relazione su tre punti: «Un laboratorio nel laboratorio, Sigfido e Pistoia, Le 14 vetrate moderne». La Testaferrata, dopo aver visitato e fotografato gli ambienti di casa Bartolini, è stata attratta dal laboratorio dell’artista dove, accuratamente, sono conservati il torchio calcografico, il torchio a stella per realizzare le litografie e tutto il materiale necessario per l’esecuzione delle stampe di riferimento. Al secondo punto ha posto un interrogativo: perché nel Museo del Novecento Pistoiese non sono presenti opere significative di Sigfrido? Infine analizzando l’ultimo contributo artistico di Bartolini prima della morte: Le 14 Vetrate per la chiesa dell’Immacolata di Pistoia; un’opera pubblica, ha affermato la direttrice del museo civico, meritevole di essere inserita nel circuito dei luoghi importanti della città che turisti e appassionati sono invitati a visitare.
Claudio Rosati – Responsabile Settore Musei della regione Toscana, ha trattato il tema: Il paesaggio nel «Pinocchio» di Sigfrido. Una relazione di grande interesse che, fra l’altro, ha messo in evidenza come il paesaggio e le case soprattutto, rappresentate nelle xilografie del Pinocchio, corrispondano di fatto ai soggetti che l’artista ha dipinto nei suoi quadri: luoghi dove nessuna figura umana è presente, quasi volta a tutelare la persistenza della memoria e il valore di un passato ormai «trafitto» dal caos contemporaneo. Opportuni anche i riferimenti di Rosati a certi pensieri di Mircea Eliade e a uno scritto di Pasolini che parla della predilezione, da parte dello scrittore, per quelle zone limitrofe alla città che un tempo si «diluivano» nella campagna, al contrario del paesaggio attuale fatto di periferie anonime e «sgarbate». Ecco, sostiene Rosati, il sentire comune di artisti che operano in campi diversi ma che captano la tragedia di un mondo che sta finendo, anche Bartolini ha amato quel mondo e lo ha voluto fissare, per tutti noi, sia nelle incisioni che nei dipinti, per rendere testimonianza e farci riflettere.
Con la relazione : Dal legno di Geppetto ai legni di Sigfrido Bartolini: la collaborazione con la Fondazione C. Collodi, Pier Francesco Bernacchi, Segretario Generale della «Fondazione C. Collodi», ha «condotto per mano» il numeroso pubblico attraverso mezza Europa e in varie altre parti del mondo, dove è stata presentata la mostra dei legni incisi dall’artista, le 309 xilografie che illustrano l’edizione del Pinocchio di Bartolini, che è quella del centenario, corredata da una ricca documentazione, preparata a suo tempo dallo stesso artista, riguardante anche l’impaginazione e la stampa della prestigiosa edizione.
Stenio Solinas, scrittore e editorialista de Il Giornale, con la relazione Il pessimismo attivo di Sigfrido Bartolini, ha ricordato come nella sua gioventù, insieme ad altri estimatori di Bartolini, fosse entrato in contatto con lui e da quel momento, fra loro, fosse nata un’amicizia, fondata sulla reciproca stima costruttiva; proprio perché, in quel particolare periodo storico, l’artista pistoiese, con le sue scelte di poetica e il suo impegno polemico contro le «imposture» delle mode imperanti (si ricordino le sue clamorose inchieste pubblicate da Il Borghese tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70) fosse, di fatto divenuto, un punto di riferimento per quelle nuove generazioni che rifiutavano l’ufficialità imperante. Dunque un Sigfrido Bartolini, certo «pessimista» perché consapevole della realtà, ma mai rinunciatario; e in questo senso la relazione ha messo in evidenza i contributi più significativi che l’intellettuale pistoiese, grazie al suo impegno costante, è riuscito a testimoniare con forza, rigore e concretezza.
Luigi Salvagnini ha concluso la prima parte del convegno parlando dei rapporti di Sigfrido Bartolini con Pescia e con l’Associazione culturale «Amici di Pescia», di cui è Presidente onorario, che ha voluto, negli anni incaricare Bartolini di dedicare parte del suo impegno artistico alla loro città.
Nel pomeriggio il primo contributo è stato quello di Marino Biondi, docente dell’università di Firenze e Presidente della Fondazione Renato Serra, dal titolo: «Una disperata felicità» – Sigfrido Bartolini il diarista e lo scrittore. Un contributo di alto livello saggistico, ampio, puntuale e decisamente ricco di novità rispetto alla conoscenza che finora avevamo del Bartolini uomo di lettere. Il Biondi ha fatto emergere il suo particolare interesse per il Bartolini «diarista», un diario che va dal 1954 al 2007, che riguarda quindi un periodo di tempo molto ampio e inquadra più di mezzo secolo di vita e cultura italiana, testimoniato tramite la manifestazione di impressioni e di durissime riserve e giudizi rispetto agli eventi più significativi della seconda metà del secolo scorso. Aspetto di grande rilevanza, i «diari» riportano molto spesso resoconti, meglio «parole dal vivo», di colloqui avuti con artisti di grande levatura, come di letterati, filosofi e storici, da Sciascia a Gatto, a Del Noce, Prezzolini, Soffici e quanti altri.
Inoltre il critico letterario ha speso parole impegnative, di elogio, rispetto alla qualità e allo stile della scrittura di Bartolini e ha auspicato che, in un prossimo futuro, i diari possano essere pubblicati. Interessante poi, anche la riflessione del Biondi rispetto all’intransigenza di Bartolini nei confronti delle «imposture» contemporanee e i suoi scritti al riguardo (La Grande Impostura- Fasti e misfatti dell’arte moderna e contemporanea, ed. Polistampa) che, per un verso, testimoniano il disagio estremo dell’artista, quanto il suo coraggio critico, oggi, alla nostra coscienza, risultando una chiara esortazione a impegnarsi per recuperare la tradizione della continuità storica, attualmente molto relativizzata.
Sigfrido Bartolini uomo del Novecento, una biografia esemplare è il titolo della relazione di Umberto Croppi, – Assessore alla Cultura del Comune di Roma, che ha ricordato di essere stato l’editore del libro, Con Soffici, di Sigfrido Bartolini negli anni in cui dirigeva la casa editrice Vallecchi a Firenze; dichiarando di averlo sempre stimato per le sue idee, la sua professionalità e per il suo rigore. Inoltre ha dato testimonianza del fatto che per lui e per molti dei suoi coetanei, l’uomo Bartolini costituisse un vero e proprio punto di riferimento. Con il suo contributo al convegno, ha motivato, dal punto di vista storico e usando parole molto significative, l’impegno di Bartolini su ogni fronte; impegno svolto pagando , a caro prezzo, una certa emarginazione da parte dell’ufficialità culturale. Tutto ciò non ha indotto l’artista alla rinuncia, anzi, il suo impegno incalzante gli ha consentito di dare un senso profondo alla sua vita rendendola, secondo il giudizio di Croppi, esemplare.
Silano Simoncini con Sigfrido: il senso dell’ordine, ha messo in evidenza che il senso dell’ordine, per l’artista, era una prerogativa inoppugnabile. Ordine materiale, mentale e morale rendevano Bartolini non soltanto una persona integerrima, ma per lui, costruivano il dettato fondamentale, la norma, la «legge», in grado di dare organicità totale al proprio agire.
Dario Vermi, del Consiglio d’amministrazione del «Piccolo» di Milano e Vicepresidente della Provincia di Milano ai tempi della grande mostra Antologica (marzo/aprile 2000) dedicata a Bartolini nella prestigiosa sede della Triennale milanese, ha dato testimonianza dell’importanza di quell’evento voluto dalla Regione Lombardia, che ha contribuito a incrementare la notorietà di Bartolini e ad «attestarne», se ce ne fosse stato ancora bisogno, la qualità della sua arte e la collocazione precisa nella cultura del nostro tempo.
Carlo Sburlati ha ricordato che oltre all’ «Acqui Storia» e «Acqui Ambiente», ogni anno l’Antologica della nota città termale fa entrare nell’Olimpo dell’Arte un importante artista del Novecento. Ecco perché l’Amministrazione della città piemontese e la Regione Piemonte, con un bel catalogo edito da Mazzotta e curato da Elena Pontiggia, hanno voluto rendere omaggio al Bartolini pittore e incisore con una mostra vasta e significativa (giugno/agosto 2008), che lo ha ulteriormente qualificato come degno erede della cultura artistica italiana del Novecento.
Enrico Nistri ha ricordato il periodo in cui fu chiamato, da Sigfrido Bartolini, a collaborare, con un saggio (da rete Mediterranea a Italia e Civiltà) alla stesura del volume L’Uomo del Poggio-Ardengo Soffici (1979), curato dallo stesso Bartolini. In quell’occasione ebbe modo di riscontrare la profonda conoscenza dell’artista unito anche ad un estremo rigore nel portare avanti le proprie idee e intuizioni di profondo studioso.
Beatrice Buscaroli, che tra l’altro ha curato, insieme a Luca Beatrice, il Padiglione Italia all’ultima Biennale veneziana, ha svolto un intervento importante e significativo sulla personalità artistica di Bartolini. Dopo aver argomentato i criteri che ha seguito per dare vita a questa sintetica ma esemplare antologica (sono presenti olii, acquerelli, xilografie, litografie, illustrazioni per il Pinocchio del Centenario, oltre a un’interessante documentazione di libri scritti o illustrati dallo stesso Bartolini), è entrata nel merito del rapporto fecondo che l’artista ha intessuto con Soffici e con quegli artisti che promossero il movimento del Novecento. Con essi Bartolini però aveva instaurato un rapporto, non di dipendenza, ma , piuttosto, di amicizia, comunanza e identità spirituale che gli ha consentito di costruire una propria autonomia di cui, questa mostra, ne è l’esplicita testimonianza. Per cui oggi possiamo affermare, senza tema di essere smentiti che « Bartolini è Bartolini, al di fuori di paragoni che potrebbero risultare limitanti»; e ancora, «Sigfrido è un modello , è un Maestro. Nel silenzio, nell’opera sua conclusa e ferma, nelle parole che l’accompagnano»; «Il mondo che ha saputo costruire è lì, intero e riconoscibile, a sua immagine e somiglianza. È soltanto suo ed è fatto per durare. Ecco perché non ha uomini».
Ebbene parole così impegnative e sincere, pronunciate con l’autorevolezza di un critico come la Buscaroli, insieme al contributo di tutti gli altri relatori, ci consentono di constatare che oggi la figura di Sigfrido Bartolini ha trovato la precisa collocazione storica e il suo contributo può, a buon diritto, essere considerato uno fra i più significativi del secolo appena trascorso.
Data recensione: 01/01/2010
Testata Giornalistica: Il Borghese
Autore: Carlo Sburlati