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Un’affascinante mostra svela l’altro volto di Firenze, l’anima ottocentesca della culla del Rinascimento ai tempi della dinastia dei granduchi di Lorena. È “Firenze 1829. Arte, scienza, società”, l’esposizione che da domani e fino al 9 maggio del 2010 ci

Un’affascinante mostra svela l’altro volto di Firenze, l’anima ottocentesca della culla del Rinascimento ai tempi della dinastia dei granduchi di Lorena. È “Firenze 1829. Arte, scienza, società”, l’esposizione che da domani e fino al 9 maggio del 2010 ci condurrà in un incredibile viaggio alla scoperta di un’epoca illuminata portatrice di un fervore artistico e scientifico tale da rendere la nostra città una delle capitali europee della scienza. Un’iniziativa promossa dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze insieme a Comune e Provincia per valorizzare la città, non solo nella classica veste di fucina di talenti dell’arte ma anche delle scienze; un vero e proprio tesoro quasi inedito, da svelare agli stessi fiorentini, come hanno spiegato Michele Gremini, presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e Claudio Rosati, direttore del settore Musei della regione Toscana.
A fare gli onori di casa nel primo dei quattro appuntamenti con le mostre che verranno allestite nei più importanti musei scientifici del capoluogo toscano, sarà Palazzo Medici Riccardi “un luogo simbolico, lì dove nel lontano 1829 sorgeva la prima sede della Cassa di Risparmio di Firenze, la banca dei fiorentini” ha affermato Giacomo Billi, assessore allo Sviluppo, Programmazione e Turismo della Provincia di Firenze.
Un modo dunque per ricordare i fasti di un’epoca, ma non solo. Sarà anche un modo per festeggare il centottantesimo compleanno di un istituto nato dal genio del poliedrico Giacomo Ridolfi, uno dei protagonisti indiscussi dell’epoca pre-risorgimentale che ha vissuto la storia e l’evoluzione della Firenze moderna, come ha commentato Aurelio Benedetti, presidente   della Cassa di Risparmio di Firenze.
Percorrendo le tre salette allestite con gusto da Luigi Cupellini, si avrà la sensazione di ritrovarsi in un salotto dell’epoca, circondato da dipinti sculture, disegni, suppellettili e strumenti scientifici del tempo. In tutto sono circa 70 oggetti accuratamente studiati e selezionati dalla ottocentista Silvestra Bietoletti, tra i quali spiccano i ritratti di Vincenzo Antinori e Giovan Battista Amici, i cartoni per gli affreschi della Tribuna di Galileo, le sculture di Aristodemo Costoli e i tantissimi strumenti scientifici rivoluzionari per l’epoca. Qualche esempio? Il primo telegrafo, il primo strumento dagherrotipo, e ancora, i ferri chirurgici di Carlo Bucci, i manuali di botanica con illustrazioni a colori, gli oggetti decorativi in bronzo dorato e cristallo dai motivi floreali.
Sono questi tutti reperti che raccontano un’epoca in cui arte e scienza camminavano di pari passo, all’insegna dell’attenzione verso la natura come modello di verità e armonia, ma anche di un periodo illuminato, di riforme agrarie e sociali, che ancora oggi può e deve essere fonte d’ispirazione per tutti.
Ed è proprio questo il senso delle parole di Elisabetta Cianfanelli, assessore all’Università e Ricerca, e di Cristiana Acidini, soprintendente al Polo museale fiorentino, durante il loro intervento. 
Data recensione: 31/10/2009
Testata Giornalistica: Il Nuovo Corriere
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