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Una stanza di passaggio al Castello di Brolio a Gaiole in Chianti. È lì che, fra le mille scartoffie, è stata rinvenuta la vecchia incisione a bulino che riproduce l’albero genealogico fino al 1584 dei Baroni Ricasoli. Tutte le famiglie aristocratiche ne

Una stanza di passaggio al Castello di Brolio a Gaiole in Chianti. È lì che, fra le mille scartoffie, è stata rinvenuta la vecchia incisione a bulino che riproduce l’albero genealogico fino al 1584 dei Baroni Ricasoli. Tutte le famiglie aristocratiche ne possedevano uno, ma l’eccezionalità del documento è saltata subito agli occhi di Donatella Tognaccini che con Francesca Marchetti ha dato alle stampe il volume Le più antiche immagini del Chianti. L’albero genealogico dei Ricasoli in una stampa del 1584, pubblicato dal Centro di Studi Storici Chiantigiani per Polistampa (oggi alle 17 la presentazione alle cantine Barone Ricasoli).
A differenza delle mappe realizzate dai Capitani di Parte Guelfa, conservate all’Archivio di Stato, la vecchia stampa mette in evidenza i possedimenti della famiglia Ricasoli, nelle 42 località comprese tra il Chianti e il Valdarno. E dunque chiese, castelli e luoghi fortificati, tra cui il Castello di Brolio che ha lasciato di stucco le curatrici del volume per la fedeltà con cui sono stati riprodotti i bastioni quattrocenteschi incaricati di difendere il maniero. «Il valore iconografico del monumento – spiega Tognaccini – è rafforzato dalla cronologia, antecedente alle mappe fin qui conosciute, la cui finalità era quella della ripartizione delle spese di manutenzione delle strade pubbliche». La storia appare subito nella sua magnificenza osservando la precisione della stampa. In cima all’albero c’è il fondatore Geremia. Ma a mandare ai posteri la storia araldica della nobile famiglia ci penserà Giuliano Ricasoli, paggio presso la corte medicea e ambasciatore del Granducato di Vienna. Fu lui a commissionare il lavoro allo storico Scipione Ammirato. Un disegno poi ripreso da due incisori: don Vito Falcini e don Epifanio d’Alfiano, dell’Abbazia di Vallombrosa.
Il risultato è certosino, a partire dai medaglioni che riportano i nomi dei vari rappresentanti della famiglia, ma soprattutto nelle rappresentazioni dei cavalieri a cavallo mentre esercitano una funzione al tempo assai consueta: la caccia. Diventa poetico in cima alle fronde dove si posano, lievi e ignari delle infauste prospettive, uccelli di varie specie. E alla base, ecco i possedimenti legati al casato. Il volume trova ulteriore fascino nell’appendice. Protagonisti Leonardo e Galileo. Il primo dedito a regimentare le acque e migliorare così l’irrigazione delle terre e l’altro, Galileo, peraltro imparentato con la famiglia, che sorprende immaginarlo coinvolto in scherzi azzardati con l’amico Orazio Ricasoli. Un vero amico che, per dirla con Luigi Passerini, rimase «uno dei pochi fedeli che consolarono gli ultimi giorni del vecchio sublime nel suo ritiro di Arcetri».
Data recensione: 19/12/2009
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Loredana Ficicchia