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“I padri che accompagnano i figli/ con lo sguardo, fingono sordità,/ assenza, davanti ai passi incerti,/ per non sembrare teneri, eccessivi./ Temono in se stessi i passi d’argilla/ che vedono nei loro figli,/ l’appartenenza sospesa ai fili/ dell’inqui

“I padri che  accompagnano i figli/ con lo sguardo, fingono sordità,/ assenza, davanti ai  passi incerti,/ per non sembrare teneri, eccessivi./ Temono in se stessi i  passi d’argilla/ che vedono nei loro figli,/ l’appartenenza sospesa ai fili/  dell’inquietudine, l’insistenza della culla/ che fa tornare ogni volta/ al  punto di partenza”. È uno spaccato psicolirico inusuale e fervido, quello esemplato ed ottenuto da Michele Brancale, giornalista fiorentino (classe ‘66)  che con la Realtà ha giustamente un rapporto insieme dannato e privilegiato. Un  colpo d’occhio eccellente per capire insomma se stessi nello specchio degli  altri, e il proprio Io padre nelle agili, generazionali derive o vive imprese  dei figli... “Ciò che sorprende de ‘La fontana d’acciaio’ è che la precisione  di Brancale” - osserva Isaac Goldemberg, presentandolo – “risolve l’imbroglio  dell’ibridazione della letteratura post-moderna creando un supporto non  tradizionale a quello che si racconta costruendo, in cambio, una base  organizzativa che privilegia il senso simbolico della ricerca interiore”.   
Data recensione: 30/11/2009
Testata Giornalistica: Gradiva, International Journey of Italian Poetry
Autore: Plinio Perilli