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Firenze - Oltre alla Gioconda di Leonardo da Vinci esposta al Louvre, potrebbe essercene una seconda, una Gioconda nuda, che l’artista avrebbe dipinto per formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di una stessa divinità, cioè Venere, secondo un ve

Firenze - Oltre alla Gioconda di Leonardo da Vinci esposta al Louvre, potrebbe essercene una seconda, una Gioconda nuda, che l’artista avrebbe dipinto per formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di una stessa divinità, cioè Venere, secondo un vezzo in uso tra gli artisti del tempo. Lo sostiene una teoria formulata dallo studioso fiorentino Renzo Manetti - esperto di iconologia e autore di studi controversi sull’opera di Leonardo - nel saggio Il velo della Gioconda. Leonardo segreto pubblicato da Polistampa. Il dipinto sarebbe una donna nuda, a seno scoperto, seduta su un balcone e nella stessa posa della Gioconda del Louvre. L’opera risalirebbe al cosiddetto “periodo romano” quando Leonardo era immerso nello studio della filosofia e delle dottrine esoteriche. «Anche se il dipinto è andato perduto - ha spiegato Manetti - esistono almeno una decina tra riproduzioni e opere di analogo soggetto, eseguite da allievi e discepoli, che ci permettono di ricostruire l’originale». Manetti si riferisce a dipinti come la Monna Vanna del Salaino, allievo di Leonardo. Alla Gioconda nuda di Leonardo si sarebbe ispirato anche Raffaello che ritrasse due donne simili tra loro, una coperta da un velo, La Velata, l’altra seminuda, La fornarina. Fra queste, come tra le eventuali due Gioconde di Leonardo, esisterebbe un rapporto preciso: per Manetti sarebbero la rappresentazione delle Veneri della tradizione neoplatonica, quella “celeste” e quella “volgare”, simboli di due diversi aspetti dell’indole umana. 
Data recensione: 16/11/2009
Testata Giornalistica: Il Messaggero.it
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