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Il caso - La prova è andata distrutta, ma restano tanti indizi. Non stiamo parlando di un processo, ma dell’ultima tesi sulla Gioconda, il famoso dipinto di Leonardo custodito al Louvre. La sostiene Renzo Manetti nel saggio “Il velo della Gioconda. Leonar

Il caso - La prova è andata distrutta, ma restano tanti indizi. Non stiamo parlando di un processo, ma dell’ultima tesi sulla Gioconda, il famoso dipinto di Leonardo custodito al Louvre. La sostiene Renzo Manetti nel saggio “Il velo della Gioconda. Leonardo segreto” (176 pagine, 16 euro, editrice Polistampa), che parla di una seconda Monnalisa, “ritratta nuda”. Il documento, sostiene Manetti, è andato distrutto. Ma diversi indizi permettono di ritenere che l’opera sia esistita.
Manetti sostiene che Monnalisa sia stata ritratta nuda dalla cintola in su. In topless, si direbbe oggi, seduta su un balcone. Leonardo l’avrebbe realizzata nel “periodo romano”, quando si interessava di studi filosofici ed esoterici.
“Anche se il dipinto è andato perduto -spiega Manetti - esistono almeno una decina tra riproduzioni e opere di analogo soggetto, eseguite da allievi e discepoli, che ci permettono di ricostruire l’originale”. Manetti si riferisce alla “Monna Vanna” del Salaino,uno degli allievi del maestro che con Leonardo dipinse l’opera a quattro mani, come dimostrato da recenti studi spettrografici. Ma anche a Raffaello, che nello stesso periodo ritrasse due figure femminili assai simili tra loro, una coperta da un velo, La Velata, l’altra seminuda, La Fornarina. Tra queste, come tra le due Gioconde di Leonardo, esisterebbe un rapporto preciso: sarebbero rappresentazione delle due Veneri della tradizione neoplatonica, quella «celeste» e quella «volgare», a loro volta simboli di due diversi aspetti dell’anima umana.
Data recensione: 16/11/2009
Testata Giornalistica: CronacaQui
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