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Un olivo di 3 anni. Tutti scritti nel tronco, un ammasso roccioso, di rughe e forme bizzarre. «L’olivo della strega» è sulla strada che da Grosseto conduce a Magliano. Un mastodonte verde

Un olivo di 3 anni. Tutti scritti nel tronco, un ammasso roccioso, di rughe e forme bizzarre. «L’olivo della strega» è sulla strada che da Grosseto conduce a Magliano. Un mastodonte verde protagonista di leggende e aneddoti, che ancora oggi continua fare i suoi frutti. Non è l’unico patriarca vede toscano. Alberi monumentali censiti e tutelati dalla legge regionale n.60. Centinaia di piante, ma sono molti ancora quelli da recensire sparsi tra boschi e campagne. Alberi della natura a cui rende omaggio una mostra di foto all’Accademia dei Georgofili (piazzale degli Uffizzi, aperta fino al 18 novembre, dal lunedì al venerdì ore 15–18, ingresso libero) e un volume illustrato «Patriarchi vegetali. Un patrimonio da salvare» (edizioni Polistampa, 44 euro) che riunisce 130 foto, schede ed itinerari per poter visitare le piante da frutta secolari. «Abbiamo scelto gli alberi da frutto perché da sempre intrecciano alla loro storia quella dell’uomo» spiega il presidente dei Georgofili Franco Scaramuzzi, presentando l’esposizione che accanto alle foto riunisce anche cestini di frutti.
Esemplari di castagni alti come case, ciliegi dalla fronte larghissime, cornioli, corbezzoli, gelsi, fichi, kaki, mandorli, noci, peri come monumenti. In gran parte sparsi nella nostra regione, testimoni del susseguirsi di innumerevoli stagioni. «Tutti li amano ma nessuno li cura – dice Elvio Bellini, curatore del volume e docente di arboricoltura dell’Ateneo fiorentino – Tant’è che un pero di 150 anni finito del manifesto pubblicitario della Maremma, è morto per mancanza di cure». Alberi come cattedrali, come il castagno «Osteria del Burgeon» nel comune di Camugnano–Porretta Terme: 800 anni e un tronco di 8,60 metri, che al suo interno può ospitare fino a 10 persone, una vera taverna dove il parroco della vicina chiesa, nei giorni di festa paesana dava da bere ai passanti. Piante censite ex novo e che vanno ad arricchire la lista già stilata dalla Regione, «patrimonio di tutti» ripete Bellini, sottolineando l’incredibile ricchezza di patriarchi in Garfagnana, Lucchesia, Amiata, Alto Mugello e Maremma documentati nel volume, insieme a quelli di Emilia Romagna, Veneto e Trentino Alto Adige.
Data recensione: 01/11/2005
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Mara Amorevoli