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È uscito da poco per i tipi delle edizioni Polistampa un imponente volume, frutto di oltre dieci anni di ricerca, che cataloga tutti i pittori fiorentini od operanti per lungo tempo nel capoluogo toscano tra i primi del Seicento e la fine del Settecento. Curata da Sandro Bellesi, docente di Storia dell’Arte moderna all’Accademia di Belle Arti a Bologna, e introdotta da Mina Gregori, l’opera raccoglie in tre volumi, ben 340 maestri della pittura di scuola fiorentina di due secoli. L’originalità, o per meglio dire l’unicità di questa pubblicazione sta nel fatto che mette a fuoco l’attività di personalità famose, accanto ad altre poco note o in alcuni casi del tutto sconosciute alla critica contemporanea. Oltre a ciò il catalogo rappresenta un contributo importante per l’assegnazione di opere di attribuzione incerta fino ad oggi associate ai nomi più conosciuti. Messo in ombra dallo splendore del Rinascimento, il periodo più trascurato nell’evoluzione artistica di Firenze, torna così sotto i riflettori.“A partire dall’800 sia la critica d’arte che le Istituzioni pubbliche – spiega Bellesi – hanno emarginato la produzione fra il tardo manierismo e gli inizi del neoclassicismo: la prima per spingere altre scuole con meno storia alle spalle, come la genovese o la napoletana, le seconde per cavalcare l’onda di Giotto e Michelangelo sulla spinta di un’attrattiva culturale sempre più internazionale. Ma la verità – prosegue – è che per i contemporanei Firenze era ancora il maggior punto di riferimento in materia, per gli italiani quanto per gli olandesi o gli inglesi. Il numero di 340 pittori attivi nel capoluogo toscano eguaglia infatti quello di Roma, già all’epoca enorme crocevia di artisti, mentre altre importanti scuole italiane, oggi famosissime proprio per quel periodo, ne contavano di fatto circa 100”. Tra i capolavori inediti, troviamo nel catalogo, l’Artemisia di Simone Pignoni della metà del ’600, così come l’Allegoria del Tempo di Orazio Fidani datato 1651. Nuova è invece l’attribuzione di due quadri con vasi di fiori conservati nel Musées d’Art et d’Histoire di Chambéry, realizzati non da Andrea Scacciati bensì da Bartolomeo Bimbi, come attesta un inventario del 1711 della collezione Guicciardini. Altre novità stuzzicano la curiosità degli studiosi, come il recupero di un’opera di Vincenzo Dandini di cui si conosceva l’esistenza ma non l’ubicazione attuale: la Discesa dello Spirito Santo, una pala d’altare nella Chiesa di San Giorgio alla Costa, è stata rintracciata nel Convento dello Spirito Santo.L’indagine, che spazia a tutto campo tra biografie e letteratura critica, ha inoltre consentito di aggiornare le date di nascita di alcuni pittori, come quella di Bartolomeo Ligozzi e di rivedere i soggetti di opere note: è il caso del dipinto di Felice Ficherelli conservato alla Galleria Palatina e finora interpretato come Giuseppe venduto dai fratelli, mentre in realtà è una Cattura di Sansone; e ancora alla Palatina, il Pignoni inventariato come Tarquinio e Lucrezia ma raffigurante Mausolo che abbandona Artemisia, del quale esiste un’inedita variante in collezione privata a Firenze. La vastità del repertorio preso in esame da Bellesi offre infine una panoramica su tutti i generi, dalle nature morte ai paesaggi, dai ritratti alle scene mitologiche e sacre, inclusi quelli meno noti come le quadrature e i pastelli dei quali si segnalano come esponenti principali rispettivamente Jacopo Chiavistelli e Giovanna Fratellini. I tre volumi risultano corredati da biografie e da accurate liste di dipinti oltre che, ovviamente, da una ricca selezione di circa 1800 riproduzioni fotografiche a colori e in bianco e nero.
Data recensione: 08/10/2009
Testata Giornalistica: Arte e Arti
Autore: Roberto Mariotti