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Adnkronos) - Sono 846 perizie di spesa per un importo di 464.488.712 di lire; lavori eseguiti per un importo di 201.789.346 milioni di lire; finanziamenti concessi, dal governo militare alleato prima e dal governo italiano poi, per un ammontare di 172.272

(Adnkronos) - Sono 846 perizie di spesa per un importo di 464.488.712 di lire; lavori eseguiti per un importo di 201.789.346 milioni di lire; finanziamenti concessi, dal governo militare alleato prima e dal governo italiano poi, per un ammontare di 172.272.346 lire. Lire del 1946. Tutto questo, nella Firenze distrutta dalla guerra, in soli due anni: dal 3 agosto 1944, quando i tedeschi in ritirata fecero brillare le mine nella città, al 30 giugno 1946, quando fu riorganizzata la Soprintendenza ai monumenti. Le cifre sono riportate in un documento datato 1946 (“Relazione sui danni sofferti a causa della guerra dal patrimonio artistico monumentale di Firenze”) scritto da un allora giovane architetto, Guido Morozzi, che il soprintendente ai monumenti, Giovanni Poggi, incaricò di dirigere la “sezione speciale per l’esecuzione dei lavori agli edifici monumentali”. Il “resoconto” di Morozzi (un dattiloscritto in duplice copia) è da allora conservato a Palazzo Pitti nella biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Firenze, Pistoia e Prato. Per la prima volta, il testo è stato adesso stampato, a cura della Soprintendenza: è uscito un volume (103 pagine per Polistampa) che dà origine a una conversazione tra Francesco Gurrieri (Università di Firenze) e Claudio Paolini, della Soprintendenza, nel contesto di una iniziativa (“Un caffè a Casa Siviero”) voluta da Regione Toscana in collaborazione con il ministero Beni Culturali e associazione Amici dei Musei Fiorentini. L’appuntamento è per le ore 10:30 di sabato 10 ottobre 2009 in Lungarno Serristori 1, a Firenze. “Un resoconto - scrive Paola Grifoni nella prefazione - che è oggettivamente testimonianza di straordinaria abnegazione visto che nell’arco di poco più di un anno, anche se supportati dalla Sottocommissione alleata per i monumenti diretta dal tenente Frederick Hartt, furono aperti e in parte chiusi ben 336 cantieri, su un territorio esteso che comprendeva le province di Firenze, Pistoia e Arezzo”. La relazione riporta, per la città di Firenze, l’elenco dei maggiori interventi effettuati sui monumenti (chiese, torri, ponti, palazzi) più danneggiati dalla guerra (“le perdite totali di monumenti pregevolissimi - scriveva Morozzi - sono state relativamente limitate anche se fra questi dobbiamo purtroppo includere il ponte S.Trinita, la chiesa di San Giovanni Battista di Pistoia e la torre campanaria di Badia a Settimo. Innumerevoli furono invece i monumenti che, se pure direttamente o gravemente colpiti, riportarono danni tali da essere riparabili, sia pure attraverso lavori complessi e spesso non facilmente eseguibili per difficoltà finanziarie o d’altro genere”). Morozzi riporta anche, sempre al 30 giugno 1946, l’elenco completo, nelle tre province, dei monumenti danneggiati dalla guerra. “Sfogliare queste pagine - commenta Paolo Cocchi, assessore toscano alla Cultura - è commovente e istruttivo. Con un linguaggio essenziale e asciutto, l’architetto Morozzi riuscì a scrivere un reportage di grande impatto emotivo che a tanti anni di distanza conserva intatta la sua straordinaria efficacia. E per noi, classe dirigente di oggi, è davvero una lezione apprendere che in pochissimi mesi, e in una situazione così disastrata, si seppe anche in questo campo interpretare la grande speranza di una ricostruzione materiale ma soprattutto civile”.Il dattiloscritto si compone di 223 fogli numerati, rilegati in tela. Una delle due copie è firmata dal Morozzi e dal Poggi. Esiste anche una eccezionale documentazione fotografica: un album di grande formato, anch’esso conservato nella biblioteca, composto da 31 fogli di cartoncino nero con incollate 289 stampe fotografiche provviste di didascalia sui danni provocati da bome e cannoni. Alcune di queste foto, dal particolarissimo impatto emotivo, sono pubblicate all’interno del volume. L’importanza dell’azione di Morozzi venne poi ufficializzata, al ministero Pubblica Istruzione, dal soprintendente Poggi che ne sottolineò “matura competenza ed esperienza tecnica … grande capacità di lavoro … il tutto potenziato da un silenzioso ma profondamente sentito entusiasmo e dall’intima consapevolezza del lavoro da compiere”. Guido Morozzi, scomparso nel 2002, fu poi chiamato a dirigere la Soprintendenza: lo fece dal febbraio 1964 al marzo 1973 legando il suo nome anche ai cantieri seguiti all’alluvione che colpì Firenze il 4 novembre 1966.  
Data recensione: 09/10/2009
Testata Giornalistica: AdnKronos
Autore: ––