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La storica Josephine Rogers Mariotti ricostruisce i legami tra le due famiglie. Chi era Monna Lisa? Consorte devota o amante segreta di Giuliano de’ Medici? E se fosse stata un po’ l’una e un po’ l’altra cosa?

La storica Josephine Rogers Mariotti ricostruisce i legami tra le due famiglie  Chi era Monna Lisa? Consorte devota o amante segreta di Giuliano de’ Medici? E se fosse stata un po’ l’una e un po’ l’altra cosa?È questa l’ipotesi tracciata con dovizia di dettagli dalla studiosa americana (fiorentina d’adozione) Josephine Rogers Mariotti che sta per dare alle stampe il saggio Monna Lisa. La Gioconda del Magnifico Giuliano (Edizioni Polistampa), un piccolo e interessante libretto, che tenta di tirare le fila tra le tante ipotesi avanzate dagli storici dell’arte negli ultimi cinque secoli. In particolare, la storica prende in esame le due tesi più famose: la prima, tacciata subito dopo la morte di Giuliano, nel 1517, dal segretario del cardinale Luigi d’Aragona Antonio de Beatis, che sosteneva che il ritratto fosse stato commissionato dallo stesso rappresentante dei Medici. La seconda invece, avanzata da Giorgio Vasari nelle sue «Vite» attorno al 1550, dipingeva la Gioconda come la moglie del mercante di seta Francesco del Giocondo. Josephine Mariotti non confuta né l’una e né l’altra, ma tenta con cura di farle scorrere lungo lo stesso binario, sostenendo che la Monnalisa sia stata allo stesso tempo la consorte devota del «setaiuolo» fiorentino e contemporaneamente l’amante, o perlomeno la musa, di Giuliano. Sacrilegio? Piuttosto una comunione di intenti. La tesi della studiosa è frutto di un lavoro durato anni e sviluppatosi proprio nell’archivio del convento di Sant’Orsola (oggi conservato all’archivio di Stato), dove la Gioconda passò molti anni. «Francesco del Giocondo – spiega la storica – non era un semplice mercante di seta, secondo i miei studi e i documenti ritrovati, faceva parte della cerchia più stretta di sostenitori della famiglia Medici, tanto che arrivò a finanziare il governo, dopo la fine dell’esilio dei regnanti, con 500 fiorini d’oro, somma molto ingente per l’epoca». Un forte legame economico e politico che con buone probabilità arrivò a sconfinare in qualcosa di più.«La sensibilità di Giuliano nei riguardi del gentil sesso non è mai stata un mistero per nessuno – continua Jodi Mariotti – e non c’era niente di male, secondo le logiche dell’epoca, nel condividere la propria donna con qualcun altro», soprattutto se questo qualcun altro era uno dei Medici. Seguendo il ragionamento si arriva alla quadratura del cerchio. «In quel periodo (tra il 1512 e il 1523) – continua la studiosa – Leonardo Da Vinci lavorava alla corte della famiglia Medici e molto probabilmente fu invitato a terminare un quadro già cominciato una decina d’anni prima, dipingendo Lisa come la donna ideale, quella che, sempre stando all’ispirazione petrarchesca del committente, doveva essere ritratta con estremo naturalismo, quasi fosse di carne ed ossa», come se si trattasse di una dedica estrema dell’amante alla donna amata. «Se poi ci sia stato realmente qualcosa tra di loro, questo non è dato saperlo». Sul fatto che il granduca non fosse uno «stinco di santo», non c’è nessun dubbio, ma la Mariotti avanza anche un’ipotesi romantica.«È suggestivo pensare che Monnalisa e Giuliano erano quasi coetanei, mentre il marito di lei era molto più anziano ed era già al terzo matrimonio. Chissà che il granduca non avesse già incontrato la donna in via Por Santa Maria, dove si commerciava la seta, prima di partire per l’esilio e che dopo diciotto anni di lontananza da Firenze abbia voluto ricongiungersi con quello che aveva perduto, sia che si trattasse della città, sia che si trattasse del suo amore». 
Data recensione: 03/10/2009
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Ludovica Valentina Zarrilli