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Nascere nell’inverno del ’50 a Pieve Santo Stefano di Arezzo, la madre salvata quasi per miracolo dalla penicillina arrivata dall’America, essere allattato da seni altrui, così brutto da non essere nemmeno segnato all’anagrafe dal padre - a questo ci pens

Nascere nell’inverno del ’50 a Pieve Santo Stefano di Arezzo, la madre salvata quasi per miracolo dalla penicillina arrivata dall’America, essere allattato da seni altrui, così brutto da non essere nemmeno segnato all’anagrafe dal padre - a questo ci pensa una nonna battagliera, che gli dà il nome di Guido Silvio - sembrano le premesse per una vita di mezzo tono. Invece Guido Barbagli è diventato un grande medico, richiesto in tutto il mondo per le innovazioni che ha apportato alle tecniche chirurgiche. In realtà non è stato facile arrivare a questa notorietà, a cui non aveva certamente pensato. Vincere un concorso per un posto in ospedale per lui è stato un calvario, tra gli anni ’80 e ’90, perché era una persona anonima, non aveva raccomandazioni e conoscenze, non poteva pagare ciò che non dovrebbe essere pagato. Non era nessuno. Tuttavia rifiuti e umiliazioni non lo fermano, non frenano la sua grande voglia di sapere, di frequentare le biblioteche, di pubblicare i risultati delle sue ricerche. Se la sua formazione avviene accanto ad un maestro con cui lavora in perfetta sintonia in sala operatoria, non deve a lui la sua fortuna, ma alla propria tenacia e serietà. Testimonianza di grande valore, col peso di una denuncia che è profondamente attuale.
Data recensione: 23/03/2010
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Marisa Cecchetti