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Per le porcellane Ginori il Settecento con i suoi decori smaglianti rappresenta il momento della nascita della manifattura e ora anche quello della rinascita. Stampi e motivi di quel tempo sono l’ispirazione per le collezioni di oggi

Per le porcellane Ginori il Settecento con i suoi decori smaglianti rappresenta il momento della nascita della manifattura e ora anche quello della rinascita. Stampi e motivi di quel tempo sono l’ispirazione per le collezioni di oggi  
 Tutti conoscono le porcellane Richard Ginori e le alterne vicende dello storico marchio. Nessuno, però, immaginava che la chiave per guardare al futuro, per la secolare manifattura toscana, fosse attingere alla maestria di un passato ormai remoto. Un ritorno alle origini, il XVIII secolo come seconda giovinezza? Non proprio. Il nuovo direttore artistico, l’architetto Paola Navone, ha recuperato stampi storici e decori settecenteschi attualizzandoli, per rilanciare la prestigiosa firma. In particolare, sono i primi cento anni della Fabbrica - dalla sua fondazione a Doccia nel 1737 da parte del marchese Carlo Ginori - la vera miniera da cui attingere ispirazione. Un secolo di savoir faire artigiano ora esplorato dal volume Porcellane e maioliche a Doccia di Alessandro Biancalana. Il Settecento è il secolo delle grandi sperimentazioni sugli impasti, le decorazioni e i colori che hanno reso uniche le porcellane Richard Ginori. La crescita degli artisti passava attraverso la scuola interna all’azienda, che ha dato vita a preziosi motivi decorativi come quello definito “formella rossa, a rabesco e figura chinese”, quasi un ricamo le cui figure orientali, col tempo, hanno lasciato spazio alle scene tipiche del Rococò, ispirate alla pittura paesaggistica. Più tardi, arriva il “petit jardin”, con piante e alberi augurali, che evolve fino ai fiori blu, rosso e oro. Anche nella sperimentazione dei colori la manifattura di Doccia si è distinta particolarmente. Il primo carico di smalti, secondo quanto documentato al Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia, è fatto arrivare da Murano il 23 novembre 1737. I pigmenti, tuttavia, rimanevano sempre difficili da reperire, così se ne studiavano le formulazioni direttamente in azienda. Già nel 1771 si documentavano otto colori certi per la bordura dei piattini. Uno dei primi ottenuti dalla fabbrica Ginori è il blu, ricavato miscelando ferro e cobalto, dopo oltre quattrocento prove. Altre tinte importanti sono il rosso e il porpora. Le loro “ricette” assomigliano a pozioni magiche. Per il verde, scriveva Carlo Ginori: “Si scioglie il rame con l’Acqua forte, o collo spirito di nitro... Se poi si prende il verde eterno, o del rame sciolto colmezzo dell’acido di vino, o aceto; quando si mescola col sale di soda, o altro alcali si avrà un verde Blu o Celeste”. È anche da queste alchimie che passa la grande maestria dell’azienda. Il prestigio e il patrimonio di un marchio.
Data recensione: 01/12/2009
Testata Giornalistica: Marie Claire Maison
Autore: Gaetano Zoccali