chiudi

Quando nel 1966 l’Arno colpì duramente Firenze, danneggiò molti tesori dell’arte arrivando a fare chiudere un museo che ancora oggi è solo un ricordo: si tratta del museo Topografico dell’Etruria, istituito nel 1898

Quando nel 1966 l’Arno colpì duramente Firenze, danneggiò molti tesori dell’arte arrivando a fare chiudere un museo che ancora oggi è solo un ricordo: si tratta del museo Topografico dell’Etruria, istituito nel 1898 nell’ambito del Museo Archeologico. Il «Topografico» conservava una tra le più rilevanti collezioni di materiali etruschi provenienti da collezioni di tutto il mondo, ed estratti dalle viscere del passato a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Dopo 43 anni, i restauri si possono dire conclusi ma le opere sono tutt’ora in magazzino. Il motivo è sempre lo stesso: mancano i soldi per riallestire il museo. Un vero peccato. Fulvia Lo Schiavo, soprintendente dei beni archeologici della Toscana, assicura che entro qualche anno il museo potrà rivedere la luce. Ma l’indicazione è vaga, e nessuno può sapere con certezza se e quando, non solo a Firenze, ma (data la sua importanza) tutto il mondo riavrà il «Topografico». Intanto, a Grosseto, al Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, diretto da Maria Grazia Celuzza, sarà possibile (dal 14 giugno al 31 ottobre) ammirare oltre duecento delle opere che languono nei magazzini dell’Archeologico grazie alla mostra «Signori di Maremma» - élites etrusche tra Populonia e il Vulcente». Un’esposizione che secondo un luminare di Etruscologia, Giovannangelo Camporeale, «lascerà un segno nei visitatori». I materiali della mostra (resa possibile anche grazie al contributo dell’Ente Cassa di Risparmiodi Firenze) provengono da cinque aree della Maremma: Populonia, Vetulonia, Masiliana D’Albegna, Poggio-Buco-Pitigliano e Roselle. Se Populonia e Vetulonia rappresentano lo stile di vita dei «signori di città», di un’aristocrazia definibile «urbana», al suo opposto stanno i «signori di campagna» di Marsiliana d’Albegna e Poggio-Buco-Pitigliano, colonie di Vulci. Esposti pezzi unici di straordinaria importanza e bellezza che narrano la vita e la morte dei Signori di Maremma ovvero i Principi Etruschi, durante il periodo i massimo splendore di di questa civiltà, detto «Orientalizzante», compreso tra il VII e il VI sec. a.C. Tra i numerosi reperti, citiamo la cosiddetta «arca d’argento», decorata a sbalzo e a incisione, con figure e animali fantastici. Proviene da Vetulonia, dal corredo della tomba dell’unico principe etrusco di età orientalizzante di cui si conosca il nome, Rachu Kakanas. Per Emilio Bonofazi, sindaco di Grosseto, questa mostra potrà essere un grande veicolo turistico per la Maremma, per Carlotta Cianferoni, direttore dell’Archeologico, l’esposizione (promossa e coordinata da Gianfranco Luzzetti) sarà anche veicolo per promuovere lo stesso museo fiorentino. Che ne ha bisogno.
Data recensione: 11/06/2009
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Antonio Patruno