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Incontriamo i “Signori di Maremma”, le loro ricchezze, le loro impronte: li troveremo al Museo archeologico e d’arte di Grosseto, da domenica prossima al 31 ottobre, e ne scopriremo le vestigia a Roselle, Vetulonia, al

Incontriamo i “Signori di Maremma”, le loro ricchezze, le loro impronte: li troveremo al Museo archeologico e d’arte di Grosseto, da domenica prossima al 31 ottobre, e ne scopriremo le vestigia a Roselle, Vetulonia, al Parco dell’Accisa, Pitigliano, Sorano e Vulci lungo una serie di itinerari archeologici e musei del territorio maremmano. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Comune, la soprintendenza ai Beni archelogici della Toscana, Fulvia Lo Schiavo, la direzione del Museo nazionale archeologico di Firenze, Carlotta Cianferoni, il noto antiquario Gianfranco Luzzetti. Il professor Giovannagelo Camporeale, emerito etruscologo, coordina la parte scientifica, Regione toscana e Ente Cassa di Rsiparmio contribuiscono. Chi sono i “Signori di Maremma”? Tra l’VIII e il VII secolo a.C. erano le aristocrazie etrusche, i principi proprietari terrieri, pirati tirrenici, ricchi mercanti, artigiani abilissimi. In una civiltà che metteva a buon frutto le straordinarie risorse naturali del territorio tirrenico del suolo e sottosuolo: una grande agricoltura, ampia ricchezza di boschi da legname prezioso, allevamenti di bestiame, tanto sale da varie saline. E la pesca, come quella dei tonni tra Baratti e l’Argentario. E non ultime le miniere metallifere: il ferro, che a detta di Plinio il Vecchio “è la vera ricchezza e la base dei prezzi di tutte le cose”. Ferro per gli strumenti nell’agricoltura e quelli da lavoro, e anche rame, stagno, argento, tutte materie di grande valore commerciale e non solo, per incontri, accordi e scambi con altri popoli. In più questi popoli scoprirono anche il valore della scrittura, una vera rivoluzione, un millennio prima dell’era cristiana. I circa 200 oggetti esposti nei musei di maremma sono straordinari: flabelli di bronzo decorato, coltelli, porta essenze in alabastro, brocche in argento o rame con iscrizioni, bacili, fibule, pettini in avorio, figure fantastiche di animali. Gran parte dei materiali provengono dai magazzini del Museo archelogico nazionale di Firenze, mai esposti da dopo l’alluvione del 1966. Tutti sono stati trovati nei corredi di tombe lussuose. Gli studiosi oggi consolidano le scoperte recenti degli incroci fittissimi tra l’Etruria e la Sardegna di età nuragica. Non si finirà mai di conoscere e scoprire qualcosa delle popolazioni del Mediterraneo occidentale, affacciate sul Mar Tirreno. È l’occasione di andare a vedere da vicino quelle città dei morti degli etruschi, e questo è lo scopo degli itinerari archeoligici. Da Grosseto in direzione nord, Roselle, Vetulonia, lago dell’Accisa e Populonia. Non solo necropoli, anche resti urbani e abitazioni. La zona dell’Accisa è oggi parco (0564-402403) con scavi ancora in corso. Il museo è a Massa Marittima, 0566-902289. Anche Populonia è parco archeologico, compresa Baratti, con tombe monumentali, il museo è a Piombino, 0565-226445. I siti di Marsiliana e Poggio Buco non sono visitabili, a Populonia c’è “Città dei vivi-Città dei morti” all’aperto, al museo ci sono i reperti di Poggio Buco. A Sovana il parco della Città del tufo con tombe rupestri monumentali: Ildebranda, Tifone, Sirena. 0564-614074. Sono tutti luoghi di bellezza naturale unica e intatta. Catalogo della mostra e opuscolo degli itinerari sono editi da Polistampa Firenze. Museo di Grosseto: 0564-488750/1/2. orario 10-13 e 17-20, chiuso lunedì.
Data recensione: 11/06/2009
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: ––