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Il primo approccio tra i due non era stato sicuramente positivo e probabilmente nessuno avrebbe scommesso che, in futuro, sarebbe potuta nascere una bella amicizia ed una stima mai venuta meno nel corso degli

Il primo approccio tra i due non era stato sicuramente positivo e probabilmente nessuno avrebbe scommesso che, in futuro, sarebbe potuta nascere una bella amicizia ed una stima mai venuta meno nel corso degli anni. Pier Paolo Pasolini e Paolo Volponi infatti si incontrarono per la prima volta a Pietrasanta in occasione del premio “Giosuè Carducci” che si aggiudicarono ex aequo: narrano le cronache che Pasolini si lamentò non poco, nell’occasione, per avere dovuto dividere il riconoscimento con “il modesto Volponi”, allora quasi sconosciuto sulla scena letteraria. Dopo una furibonda litigata però, inaspettatamente, fra i due artisti, quanto mai diversi per temperamento ma anche per stile e produzione, nacque un rapporto che non si è mai interrotto (nonostante un certo raffreddamento negli anni Settanta) fino alla morte di Pasolini. La parabola umana ed artistica di Volponi e Pasolini e le varie ‘fasi’ della loro amicizia emergono con forza dalle pagine del volume “Scrivo a te come guardandomi allo specchio” edito da Polistampa che raccoglie 81 lettere inviate da Volponi a Pasolini nel periodo che va dal 1954 al 1975. Il libro, curato da Daniele Fioretti, è stato presentato lunedì sera alla Biblioteca “Ernesto Ragionieri” di Sesto nell’ambito della rassegna letteraria “Maggio di libri”: alla serata, promossa dalla Società per la Biblioteca circolante di Sesto, hanno partecipato, fra gli altri, il professor Ernesto Livorni dell’Università di Madison, il professor Stefano Berni dell’Università di Siena e, in collegamento da Madison negli Stati Uniti dove opera come teaching assistant, il curatore del libro. Le lettere, scritte con scarsa attenzione agli aspetti formali, delineano con chiarezza sia il percorso di vita dei due scrittori che quello prettamente letterario: per Volponi, ad esempio, è possibile ricostruire lo sviluppo dell’opera poetica da un fase in cui sono ancora predominanti le suggestioni post-ermetiche ad un’altra in cui invece si fa sentire l’influenza di Pasolini ma, più in generale, del neo-sperimentalismo di “Officina”. Su tutto aleggia il sentimento di affetto profondo di Volponi nei confronti di Pasolini sentito espressamente come un maestro ed il rispetto reciproco fra i due. Davvero notevole l’apparato di note così come l’apparato critico delle varianti curato da Daniele Fioretti che, attraverso particolari apparentemente di poco conto (ad esempio i segni presenti nelle lettere ma anche il colore utilizzato per scrivere le diverse missive) riesce a dare vita ad un rapporto vitale non solo sulla carta.
Data recensione: 05/05/2009
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Sandra Nistri