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Per alcuni sarà una vera scoperta. Un aspetto inedito del Futurismo. Non solo da lassù, la bellissima Basilica di Sant’Alessandro a Fiesole, si ammira Firenze come appollaiati in valle per godersi il godibile. Ma si scopre un

Per alcuni sarà una vera scoperta. Un aspetto inedito del Futurismo. Non solo da lassù, la bellissima Basilica di Sant’Alessandro a Fiesole, si ammira Firenze come appollaiati in valle per godersi il godibile. Ma si scopre un secolo di storia da una prospettiva tutta fiorentina. Del Futurismo si comincia ad avere un’idea sempre meno approssimativa, che non si limiti insomma a riconoscere sui venti centesimi la scultura di Boccioni. Non solo quindi l’erronea concezione di questo movimento come un braccio del fascismo, ma come di un periodo che ha rivoluzionato nel profondo l’arte, la letteratura o più semplicemente la storia di inizio Novecento. Primo Conti percepì questa potenzialità da subito, da bambinetto appena tredicenne. E la mostra a lui dedicata nel centenario del Manifesto Futurista, quello di Marinetti per intendersi, che ricorre appunto nel 2009, mette bene l’accento sull’importanza che questo personaggio fiesolano ha svolto in quegli anni che vanno dal 1913 fino al 1930 circa. Opere, taccuini, appunti e schizzi inediti sono esposti e da oggi visibili a tutti nella Basilica di Sant’Alessandro a Fiesole, come omaggio all’intensa partecipazione del Maestro a quella stagione e all’azione da lui successiamente intrapresa per la valorizzazione del movimento e della sua memoria.
Primo Conti. Capolavori del Futurismo e dintorni, questo il titolo, è stata promossa dal Comune di Fiesole, dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, dalla Fondazione Primo Conti di Fiesole e curata da Chiara Toti con la collaborazione di Gloria Manghetti e Donata Spadolini. La mostra merita vederla più che “leggerla”. Raccontare invoglia ma non è sufficiente. C’è tutta una serie di documenti che lasciano aperta una porta su un aspetto di storia meno lontana da noi di quanto si pensi. Una storia presente, quella di inizio secolo scorso. L’esposizione propone al pubblico, quasi nella sua interezza il corpus delle opere futuriste realizzate dall’artista a partire dall’autunno del 1917, quando in seguito all’incontro con Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti (con quest’ultimo avvenuto il 16 agosto del 1917 a Napoli), Conti accordò la sua entusiastica adesione al gruppo fiorentino gravitante intorno all’«Italia Futurista».
Dipinti quali Cocomeraia, Simultaneità di ambienti, Profughe alla stazione o Strade di paese esemplificano infatti un percorso assai vario di sperimentazione tecnica e compositiva che egli portò avanti in stretto connubio con l’attività letteraria. Attraverso l’Oste burlone o il Demetrio felice la mostra intende invece ricordare le esperienze che segnano il passaggio, tre il 1919 e il 1920, dal Futurismo a un’originale metafisica da osteria che trova allora eco ne «Il Centone», rivista fondata da Primo Conti e Corrado Pavolini.
La mostra affianca alle opere pittoriche una sezione di grafica con una selezione di quaranta disegni (tra cui anche alcuni inediti provenienti da taccuini e manoscritti) che testimoniano l’evolversi del cammino dell’artista dai primigeni accostamenti al lessico futurista già nel 1914 fino al recupero formale degli anni Venti. Completerà il percorso una sezione documentaria che ricorderà le sue frequentazioni futuriste e alcuni degli eventi che segnarono la sua formazione come le mostre futuriste di Lacerba e di Boccioni scultore alla libreria Gonnelli nel 1913-1914. Tutto il materiale documentario esposto proviene dall’Archivio di Primo Conti, oggi conservato nel Centro Documentazione sulle Avanguardie Storiche istituito dallo stesso Conti alla fondazione fiesolana che dal 1980 porta il suo nome, centro che, essendosi arricchito negli anni di numerosi fondi di argomento futurista (tra gli altri ricordiamo quelli di Giovanni Papini, Francesco Cangiullo, Achille Lega, Emilio Notte, Francesco Meriano, Neri e Vieri Nannetti, Corrado Pavolini, Osvaldo Peruzzi, Lucio Venna, Antonio Settimelli, Francesco Balilla Pratella), si attesta oggi a livello nazionale come fondamentale luogo di studio del movimento. Il catalogo della mostra è edito da Pagliai Polistampa con introduzione del Critico Enrico Crispolti. La mostra è aperta tutti I giorni tranne il martedì, dalle 11 alle 18; costo del biglietto 5 euro. Per info 055597095.
Data recensione: 18/04/2009
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Cristina Manetti