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Si è inaugurato ieri pomeriggio Il tesoro liturgico dell’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze secondo appuntamento espositivo di valorizzazione del patrimonio del più antico

di Cinzia Colzi - pubblicato in MostreSi è inaugurato ieri pomeriggio Il tesoro liturgico dell’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze secondo appuntamento espositivo di valorizzazione del patrimonio del più antico nosocomio fiorentino.
Dopo "Santa Maria Nuova e gli Uffizi. Vicende di un patrimonio nascosto" presentata alle Reali Poste nel 2006, la mostra odierna, allestita all’Archivio Storico, seleziona dal ricchissimo corpus degli arredi artistici, devozionali e da celebrazione, appartenenti all’ospedale fiorentino, oggetti di oreficeria liturgica, candelabri, due crocifissi lignei (uno attribuito a Francesco da Sangallo), tipologie di reliquiari in legno dorato, argento e vetro, piviali, tonacelle e stoffe compreso in un periodo che va dal XVI al XIX secolo.Se è consuetudine affermare come un corpo sano sia presupposto per una mente altrettanto sana, sappiate che la storia del patrimonio di Santa Maria Nuova racconta un’altra verità.
Infatti, già dal 1288, data di costituzione dell’ospedale, si associa la cura del corpo alla prioritaria cura dell’anima come testimoniano le intenzioni dello stesso fondatore, Folco Portinari, che doterà la struttura di proprietà immobiliari per il sostentamento assegnandole alla casa in cui "ha fatto rizzare l’altare […] e posta la pietra benedetta" (non all’ospedale a cui lascerà le sole masserizie legate allo stretto uso assistenziale a cui era destinato).Nel 1312 il ruolo sociale di Santa Maria Nuova per Firenze aumenta con l’acquisizione della limitrofa chiesetta di Sant’Egidio e annesso convento.
Il patrimonio liturgico cresce progressivamente per le donazioni di papi, per i corredi personali dei religiosi addetti alla conduzione dell’istituzione, soprattutto spedalinghi e camarlinghi e, a seguito di cospicui lasciti testamentari, l’ospedale fa confezionare paramenti a ricordo del testatore.Oltre la testimonianza religiosa, l’apparato liturgicoè parte della ricchezza dell’ospedale ed emergenze sociali e politiche (pestose o belliche) lo sottopongono a occultamenti, vendite e confische come per l’assedio del 1528.
La collezione si consolida durante il periodo mediceo e l’inventario del 1588 quantifica gli oggetti presenti. Per la prima volta viene segnalata una diversa collocazione da Sant’Egidio perché si aggiungono "le robbe attenenti della sagrestia che stanno dalle nostre Monache" forse risalente agli anni dell’assedio.
Nel Settecento inizia la progressiva laicizzazione e l’inventario del 1707 riporta solo i singoli valori degli oggetti più pregiati, mentre tutti gli altri vengono stimati per tipologia, un orientamento che nel secolo successivo diverrà puramente finanziario.
Infatti, dalla metà dell’Ottocento, il processo di trasformazione strutturale porterà a cessioni di tutto ciò che l’ottica razionalista della moderna medicina considera materiale avulso dalle finalità di un ospedale.
Il tesoro liturgico e le atre collezioni sono considerati oggetti ’minori’ dalla società borghese e progressivamente dispersi anche per intenti privati e speculativi.
Alla fine dell’Ottocento anche l’alienazione degli arredi (le trasformazioni tra il 1881 e il 1894 ne costruiranno di nuovi e modesti) come richiesto dai nuovi ospedali della Maternità, del Meyer e, dal 1912, anche Careggi. Le proprietà dell’Arcispedale seguiranno così altre direzioni.
Nei 1936 avviene la definitiva scissione delle due collezioni con il trasferimento delle Oblate nella villa di Careggi del 1936.
Infine con la partenza delle suore da via Sant’Egidio se ne andrà anche la maggior parte di quanto, per secoli, custodito per Santa Maria Nuova al di là della piazza (cessione del complesso conventuale al Comune del 1938).
E’ in questo contesto che tali apparati tornano alla diretta responsabilità dei Cappuccini di Sant’Egidio trovando collocazione in quegli ambienti che fino a oggi li hanno conservati.Queste pillole di storia credo importanti per comprendere pienamente la qualità della mostra, a ingresso gratuito, che non potete assolutamente perdere. Realizzata da Eventi Pagliai, curata da Mirella Branca e Brunella Teodori della Soprintendenza al Polo Museale, da Cristina De Benedictis dell’Università di Firenze, da Esther Diana del Centro di Documentazione per la Storia dell’Assistenza e della Sanità, da Mara Miniati dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze.
A loro cura anche il catalogo edito da Polistampa.
Fra le tante curiosità, il dito asportato dal corpo di Galileo al momento della traslazione della salma (dal primo sepolcro al nuovo mausoleo eretto nella basilica di Santa Croce) o la TAC a cui è stato sottoposto il Cristo di Francesco da Sangallo inaugurando una nuovissima attrezzatura dell’Ospedale.Confidiamo tutti che questa sia una mostra in itinere e che entro il 2011 gli oggetti esposti, insieme a quelli del 2006, possano trovare una definitiva collocazione in un percorso museale permanente all’interno di Santa Maria Nuova.
Data recensione: 24/04/2009
Testata Giornalistica: Arte e Arti
Autore: Cinzia Colzi