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Ha scritto fino all’ultimo. La sera lo davano per spacciato, la mattina dopo cominciava un libro. Giorgio Batini, uno dei grandi della storia di questo giornale, grande per fedeltà, per il senso della cronaca, per i servizi da

Ha scritto fino all’ultimo. La sera lo davano per spacciato, la mattina dopo cominciava un libro. Giorgio Batini, uno dei grandi della storia di questo giornale, grande per fedeltà, per il senso della cronaca, per i servizi da inviato in epoche quasi pioneristiche, per i suoi sessanta libri, per l’amore rivolto a ogni angolo di Firenze e della Toscana, è morto ieri notte a 86 anni nella sua casa di Firenze. Poche ore prima, siccome non era in dimestichezza con il computer e non poteva più usare la Lettera 22 alla Montanelli o simili, aveva convocato il nipote per dettargli un articolo. Magnifico Batini, sempre legato al suo lavoro, e mai da mestierante. Le esequie oggi alle 15 nella chiesa del Sacro Cuore in via Capodimondo. Alla famiglia le condoglianze del suo adorato gironale.
Diceva di essere nato «nella campagna toscana». Tra Figline Valdarno e Reggello. Era ancora un ragazzo quando si presentò a La Nazione. Il redattore capo, Micheli, gli fece: «Posso chiedere quali referenze hai?». Batini rispose: «Nessuna». E Micheli: «Così tante?». Aveva dciotto anni quando entrò per la priama volta nella sede di via Ricasoli. Si laureò in giurisprudenza, fece il sodato e poiché come cronista girava incessantemente per la città, l’editore gli fece avere una motocicletta, una Gilera 200. Quando potè comprarsi un’auto per andare in su e in giù per l’Italia, qualche volta ci dormiva dentro. Una mattina lo chiamarono a casa «È venuta giù dell’acqua nella zona del Vajont. Pare ci sia qualche morto. Meglio accertare. Parti subito». Batini dovette lasciare la macchina a Vittorio Veneto, fece quindici kilometri a piedi per arrivare a Longarone e la sera, sempre a piedi, raggunse Belluno per trasmettere l’articolo a La Nazione con una telescrivente. Da autentico inviato di quelli abituati a tutto e che non drammatizzano mai la loro personale situazione, tornò a Firenze come fosse stato una settimana al mare. Tanti i suoi viaggi anche all’estero. Tanti, poi, i suoi articoli per la rivista Toscana qui di Bonechi, della quale era direttore. A lui bastava scrivere. O meglio, a lui bastava avere uno spunto per cominciare, poi pensava da sé ad approfondire. Da autentico cronista aveva un’altra dote naturale non faceva mai differenza, nel comportarsi, e nello scrivere, nel riferire, tra una festa di paese, esempio a casa, e una vicenda di interesse nazionale, o addirittura di più. Diceva sempre di avere un po’ di ironia da Indro Montanelli, il paradosso da Curzio Malaparte, la scrupolosità nel lavoro di Nando Vitali, altra figura storica del nostro giornale, capocronista e artista. Batini non telefonava mai per annunziare l’uscita di un suo libro. L’ultimo, sulle Balene di Toscana. Lasciava che se ne occupasse la casa editrice. Ma al telefono quando lo chiamavi per chiedere qualcosa di più sul libro, sembrava che con le balene fosse andato addirittura a scuola.
Data recensione: 08/04/2009
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Giampiero Masieri