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Questo volume si propone come una tappa fondamentale nel percorso del periodico omonimo, stampato a Firenze, che si occupa da oltre un decennio di psicopatologia penitenziaria. Il suo Sommario è articolato come

Questo volume si propone come una tappa fondamentale nel percorso del periodico omonimo, stampato a Firenze, che si occupa da oltre un decennio di psicopatologia penitenziaria. Il suo Sommario è articolato come segue: Le immagini di Pier Giuseppe Moroni un omaggio alle tendenze pittoriche contemporanee (pp.2-4); segue l’editoriale Obiettivo e Obiettività a cura di Gemma Brandi, Direttore responsabile del periodico (pp.5-6); in questo ambito, a scopo chiarificatore e introduttivo preliminare innanzitutto viene evidenziato come Il DCPM del primo aprile 2008 ha reso esecutivo il DL 230/99 che sanciva il passaggio della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale. A tale proposito si rendeva necessario e urgente quindi conoscere al meglio l’entità quantitativa e qualitativa delle problematiche psicopatologiche penitenziarie che le Aziende Sanitarie si troveranno a dover fronteggiare. Questo argomento viene affrontato da molteplici angolature e a più mani nella sezione successiva denominata Riflessioni sul tema [pp.7-150]. Tale sezione si apre con il Piano Esecutivo della Ricerca ASF/NCPS/OPGMF [pp.7-27] curato da Carlo Biondi, Gemma Brandi, Alessio Dani, Cosimo Giordano, Maurizio Ferrara, Mario Iannucci, Gian Franco Placidi, Paolo Rossi Prodi, Franco Scarpa. Si tratta di una minuziosa ed articolata descrizione del piano di una corposa indagine effettuata nel periodo 1° Luglio 2001 al 30 giugno 2002, con il coinvolgimento dell’Azienda Sanitaria di Firenze (ASF) il Nuovo Complesso Penitenziario di Sollicciano (NCPS) e L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo F.no (OPGMS)attraverso specifici parametri e strumenti di epidemiologia psichiatrica. L’Obiettivo finale del progetto è quello di acquisire “una necessaria fase conoscitiva nel settore della psicopatologia reclusa per un passaggio consapevole al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) delle competenze assistenziali in materia di salute mentale nei luoghi di pena “[vedi p.7].Segue [pp.29-97] La Valutazione dei Problemi di Salute Mentale dei Detenuti nella Casa Circondariale di Firenze Sollicciano e degli Osservandi nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino curato da Rodolfo Tomasi, Gemma Brandi, Mario Iannucci e Rosa Gervasi (ma i collaboratori che a vario titolo vengono citati sono assai più numerosi e comprendono peraltro anche i nominativi del contributo precedente). In questo ambito si rilevano i dati numerici reali e le considerazioni finali rispetto ai risultati della ricerca in precedenza pianificata. All’interno di Sollicciano hanno accettato di partecipare all’indagine 468 detenuti Nuovi Giunti (in carcere) e 120 detenuti seguiti dai servizi psicologici-psichiatrici interni. Il numero dei reclusi partecipanti nell’ambito dell’OPG è stato di 64. Complessivamente gli autori rilevano come le prevalenze dei disturbi psichici nella popolazione reclusa sono molto maggiori che nella popolazione generale; i disturbi di personalità sono più frequenti tra gli uomini che tra le donne; è elevato il numero di detenuti affetti da disturbi psichici, che non sono però assistiti dai servizi; è elevata la frequenza delle comorbidità di vario tipo; è elevato il rischio di suicidio. Sicuramente interessanti anche le considerazioni fatte dagli autori in virtù dei risultati conseguiti tra queste indichiamo come sufficientemente riassuntiva e pregnante quella in cui viene evidenziata la necessità di ulteriori e più ampie indagini che studino “i flussi complessivi di persone affette da disturbi psichici tra istituzioni territoriali, penitenziario ed OPG per conseguire da un lato la continuità dell’assistenza, dall’altro la conoscenza epidemiologica dei bisogni e degli esiti del lavoro assistenziale [vedi p. 94]. Successivamente [pp.99-137] nel contributo di Alfiero Arena Prevalenza dei disturbi mentali nella popolazione penitenziaria del carcere fiorentino (NCPS) che si basa in parte anche sui risultati del contributo precedente si giunge alla conclusione che tale prevalenza valutata nei detenuti Nuovi Giunti è risultata pari al 41,7% e ciò conferma (nel confronto con la popolazione generale) come i disturbi psichiatrici possano essere responsabili di un a gran parte dei gesti violenti ed aggressivi che portano alla carcerazione [vedi p.133]. Il contributo successivo 2008: Salute Mentale e Malattia Mentale Segregate [pp139-142] è curato da Gemma Brandi, Mario Iannucci, Donatella Donati e Luca Abrardi si configura come una acuta disamina clinica delle problematiche psichiatriche e psicopatologiche relative al periodo 2000-2006 e riguardanti 1.271 soggetti presi in carico per quanto riguarda ad esempio il punto relativo alle diagnosi psicopatologiche si evidenzia come “I Disturbi di Personalità la fanno da padrone, seguiti dai Disturbi Correlati all’Uso di Sostanze poi i Disturbi d’Ansia e quelli dell’Umore” [vedi p.142]. Segue il contributo assai tecnico ma espresso in stile agile dal titolo L’accertamento delle condizioni psichiche per i detenuti a firma di Franco Scarpa, Direttore del Servizio Psichiatrico dell’OPG di Montelupo Fiorentino [pp. 143-150]. Qui i commenti sono superflui ricordo solo che è il contributo che chiude la relativa sezione. La seguente sezione intitolata à rebours[pp. 151-196] si apre con il lavoro di Mario Iannucci Clinica Psicopatologica Penitenziaria [151-182]. In questo ambito tra gli altri argomenti si entra anche nel merito delle terapie attuabili all’interno del carcere, oltre alla problematizzazione del rapporto con l’autorità giudiziaria. In parte queste tematiche vengono riprese nel lavoro successivo IL carcere e l’ospedale psichiatrico giudiziario: tappe potenziali del sistema delle coazioni benigne per i portatori di sofferenza psichica [pp.183-191] scritto da Gemma Brandi. Qui l’autrice declina l’interessante concetto di coazioni benigne di cui appare senz’altro auspicabile un’estensione anche a contesti di salute mentale extracarceraria. L’ultimo contributo della sezione (e del volume) è di Michele Frigieri , antropologo; il titolo: Attraversando i confini della disciplina culturale. [pp.193-196]. Si tratta di una visione antropologica sul tema follia e delinquenza reclusa che dimostra anche in questo campo non si possa, per un approccio corretto, prescindere “da un’analisi dei valori che hanno accompagnato l’individuonel suo crescere, nel proprio daylife, in cui si costruisce l’idea e la percezione di cosa è normale e di cosa non lo è: ciò che antropologicamente si chiama ‘usi e costumi’”[vedi p. 196].
Infine bisogna notare come, nel complesso i contributi declinati all’interno del volume hanno anche il merito di sposare in genere, la precisione tecnica ad uno stile espressivo sciolto e sobrio tale da permetterne una agile lettura anche a tipologie di lettori che appartenessero ad ambiti professionali distinti e/o diversi da quello della salute mentale.Duccio Vanni
Data recensione: 30/03/2009
Testata Giornalistica: Notiziario On-Line della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Firenze
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