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Se c’è una regione del nostro Paese che ha legato in maniera indelebile il suo nome alla produzione del vino, questa è la Toscana. Al punto che siamo convinti che, se si dovesse fare un test in tutto il mondo per associare

Se c’è una regione del nostro Paese che ha legato in maniera indelebile il suo nome alla produzione del vino, questa è la Toscana. Al punto che siamo convinti che, se si dovesse fare un test in tutto il mondo per associare il brand Toscana a una serie di elementi, siamo certi che il vino occuperebbe i primi posti. Consigliare, pertanto, un libro che racconta la storia della vite e del vino in questa regione ci sembra quasi un obbligo. E lo facciamo ancor più convinti quando a realizzarlo sono alcuni tra i più autorevoli esperti della materia, sia dal punto di vista storico che tecnico scientifico.Sono ben trentasei e quindi non possiamo segnalarli tutti, ma vi garantiamo che sono di altissimo prestigio. Basti citare Zeffiro Ciuffoletti, storico dell’Università di Firenze, tra I più attenti osservatori dell’evoluzione storica dell’agricoltura nel nostro Paese. Ciuffoletti, con la sua grande capacità di divulgazione, cura un capitolo decisamente interessante di questo volume, andando ad analizzare la viticoltura toscana «Dall’Unità d’Italia alla metà del Novecento». Una fase storica importantissima per il vino italiano e che vide proprio la Toscana alla guisa del risorgimento vitivinicolo italiano. Non a caso proprio nel 1861, al momento della proclamazione del Regno d’Italia, si inaugurava a Firenze la prima grande Esposizione dell’industria nazionale con una specifica sezione di bottiglie, fiaschi e anfore contenenti I migliori vini d’Italia. Dei 419 espositori di vini – scrive Ciuffoletti – ben 172 erano toscani, 90 siciliani, 73 provenivano dall’Emilia, dalle Marche e dall’Umbria, 31 dal Piemonte e dalla Liguria e 15 dalla Sardegna. In quell’epoca iniziò la percezione che la vitivinicoltura poteva rappresentare un settore strategico per la modernizzazione dell’agricoltura e per la formazione del redito e della ricchezza nazionale. La Toscana e in particolare Firenze, ricorda Ciuffoletti, si trovarono al centro di questa discussione proprio per il ruolo culturale e politico che la città aveva in quel momento, ma anche perché ospitava un’Accademia agraria tra le più prestigiose al mondo.
Data recensione: 01/04/2009
Testata Giornalistica: L’Informatore Agrario
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