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“La natura per tutti gli svedesi è una presenza costante: nelle nostre realtà, nei nostri nomi, nella nostra arte, nelle nostre produzioni, nei nostri pensieri. Ci consideriamo amanti della natura, anche

FIRENZE aise - “La natura per tutti gli svedesi è una presenza costante: nelle nostre realtà, nei nostri nomi, nella nostra arte, nelle nostre produzioni, nei nostri pensieri. Ci consideriamo amanti della natura, anche se a volte avversa”: con queste parole Anders Bjurner, ambasciatore svedese in Italia, spiega come giardini e parchi di Svezia siano “l’espressione autentica e fedele delle mutevoli condizioni economiche e sociali del Paese”. Lo fa nell’introduzione al libro di Sonia Santella “Giardini di Svezia. Passione e cultura del verde dall’Ottocento ai giorni nostri” (Polistampa, pp.176, euro 16), un viaggio che, attraverso luoghi e personaggi noti, ripercorre un periodo storico vivace e particolarmente ispirato del mondo dei giardini.
Con questo volume, ricco di immagini a colori, la studiosa italosvedese colma finalmente una lacuna importante: se infatti la conoscenza dei giardini inglesi, francesi, tedeschi e italiani è ampiamente diffusa tra i cultori della materia, l’esperienza svedese, sconosciuta perfino a molti studiosi e appassionati, fino ad oggi non era mai stata trattata in una monografia. Come sottolinea Carla Benocci nella presentazione, il libro ci fa conoscere i giardini di Svezia, ci fa scoprire quanto essi, grandi e piccoli, contino nella vita di un popolo che per cultura e tradizione è intimamente legato alla natura, stupenda seppure non sempre amica. E che, essendo per buona parte dell’anno costretto a fare a meno del sole, dei fiori, dei colori, li ama tanto da approfittare di ogni occasione per goderne.
Il manuale prende in esame vari aspetti della cultura svedese del giardino alle soglie dell’Ottocento, tra cui lo sviluppo della coltivazione in serra e l’affermazione sociale e professionale del ruolo di giardiniere. Il paesaggio acquisisce in questo secolo caratteri nazionali specifici: nascono le prime associazioni dedicate allo studio e alla gestione dei giardini e si moltiplicano gli sforzi per portare la “bellezza” nelle città attraverso un uso esteso e attento del patrimonio vegetale.
Nell’analisi del fenomeno nel corso del ventesimo secolo, l’autrice approfondisce l’influenza del naturalismo e dello Jugendstil, declinazione nordica dell’art noveau, il cui intento principale è cancellare la distanza tra uomo e natura, rifiutando la visione del giardino inteso soltanto come luogo di godimento estetico ed esaltandone piuttosto gli aspetti funzionali. Il Novecento è anche il secolo delle prime città-giardino e dell’esperienza di grande portata sociale dei “koloniträdgårdar”, piccoli lotti di terreno dati in concessione a privati per la coltivazione di piante, in cambio d’un modesto canone d’affitto.
L’autrice ha voluto ricostruire anche il profilo dei più famosi architetti di giardini svedesi, tra i quali Sven Hermelin, Ulla Molin e Gunnar Martinsson. E ha dimostrato che il verde ha contato e conta moltissimo nella progettazione urbana e architettonica svedese ed evidenziato come un popolo intero si riconosca nell’amore per la natura, tanto da incarnare un chiaro esempio di rispetto e tutela dell’ambiente. (aise)
Data recensione: 10/02/2009
Testata Giornalistica: Aise
Autore: Raffaella Aronica