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Il nome è oggi lasciato agli storici del pensiero economico e politico, ma Jean Charles Léonard Sismonde de Sismondi (Ginevra, 1773-1842) fu uno dei personaggi più influenti sul Risorgimento.

Il nome è oggi lasciato agli storici del pensiero economico e politico, ma Jean Charles Léonard Sismonde de Sismondi (Ginevra, 1773-1842) fu uno dei personaggi più influenti sul Risorgimento. La sua Storia delle Repubbliche italiane nel Medio Evo conobbe una fortuna immensa, venendo letta e meditata, nel primo Ottocento, da politici, pensatori, studiosi, storici, a partire da Manzoni: appunto con tale – limitato – riferimento manzoniano il Sismondi è oggi comunemente conosciuto.
I legami del Sismondi con l’Italia furono rilevanti, causati all’origine da contingenze politiche. Lo studioso, di antica famiglia pisana (i Sismondi sono ricordati dal conte Ugolino, in Dante, con le altre case dei Gualandi e dei Lanfranchi), venne in Toscana per evitare i pericoli della dittatura giacobina. Acquistò una villa con fattoria, in quel di Pescia, ove passò molto tempo, fra l’altro dedicandosi anche all’agricoltura (disciplina sulla quale lasciò più di uno studio). Contrario a Napoleone, legato a Madame de Staël, il Sismondi girò l’Europa, pur se i luoghi preferiti e di maggior soggiorno restarono per lui Ginevra e Pescia.
L’elenco delle sue opere comprende lavori economici, storici, letterari, oltre che diari e carteggi. Liberale quanto a principî, ma in economia tendente a una regolazione stringente del mercato, il Sismondi fu uno studioso di svariati interessi, di forte tendenza agli aspetti pratici e applicativi, di continua e ampie letture.
In Italia esiste una specifica Associazione di Studi Sismondiani, della quale è animatore, prima ancora che presidente, lo storico Aldo G. Ricci, sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato. Ha sede, com’è ovvio, a Pescia, e cura la pubblicazione di opere sul e del Sismondi. Nell’ultimo denso volume, di cui ci occupiamo, sono raccolti gli scritti che l’autore ha licenziato, sul Sismondi, in un terzo di secolo di alacre attività, con l’aggiunta di una corposa appendice, a cura della Pagliai, che analizza le “Fonti a stampa su Sismondi (1805-1859)”, utile sussidio erudito per gli studiosi del pensatore svizzero.
A Ricci abbiamo posto alcune domande.
Un personaggio che fruì di una popolarità, se tale vogliamo definirla, immensa, nel mondo culturale del Risorgimento: oggi chi più lo ricorda?
In effetti la domanda è giusta, perché al di là degli specialisti il nome è quasi scomparso dalla scena culturale. Ma in questa sorte Sismondi ha buona compagnia. Pensiamo a tutti i grandi protagonisti del nostro percorso unitario. Pensiamo allo stesso Garibaldi, l’esempio massimo di popolarità, le cui celebrazioni per il bicentenario della nascita sono state più ritualistiche e ufficiali, che popolari. È la sorte di un paese che ha subito nel secondo dopoguerra una frattura culturale da cui non si è ancora ripreso.
Sismondi: un intellettuale svizzero, italiano o europeo?
Ovviamente tutte e tre le cose insieme, senza che egli sentisse contraddizioni tra le sue radici. Oggi penso che sarebbe un acceso europeista, ma allo stesso tempo difensore senza esitazioni delle tradizioni nazionali come componente vitale dello stesso europeismo.
Liberale o socialista? Oppure liberista prima, ne La ricchezza commerciale, e socialista poi, nei Nuovi principî di economia politica?
L’evoluzione del suo pensiero economico è indubbia, ma mai in senso socialista. Il Sismondi della prima opera è un ottimista nelle magnifiche sorti e progressive dell’economia: l’altro è un uomo che ha visto gli effetti delle crisi commerciali e pensa a uno ‘sviluppo sostenibile’, con i minori costi sociali possibili. Per questo pensa che lo Stato debba avere un ruolo. Ma nel 2008 questa tesi mi sembra tornata di grande attualità.
Un economista in sintonia con la politica economica oggi prevalente, con lo Stato in prima fila?
La risposta rientra in parte in quel che ho appena detto. Più che lo Stato in prima fila, per Sismondi parlerei di uno Stato presente e in grado di valutare il quadro complessivo dello sviluppo, intervenendo solo dove è necessario.
I Suoi studi, professor Ricci, paiono subire una forte evoluzione, perfino nel linguaggio usato, fra gli scritti giovanili e le più recenti riflessioni.
In effetti quando mi avvicinai a Sismondi, alla fine degli anni sessanta, lo studiavo nella prospettiva di uno dei predecessori di Marx, in quanto critico delle contraddizioni del capitalismo (elemento in lui presente, anche se questo non lo spinge mai a “buttare il bambino con l’acqua sporca”, come si suol dire). Quando ho ripreso lo studio dei suoi scritti, questo è avvenuto in una prospettiva prevalentemente storica, vale a dire l’attenzione si è spostata sul ruolo di Sismondi nella formazione di una coscienza nazionale italiana. Senza per questo dimenticare il primo aspetto. Diciamo che la ricerca con gli anni è diventata meno unilaterale, almeno lo spero.
Data recensione: 01/10/2008
Testata Giornalistica: Libro aperto
Autore: Marco Bertoncini