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La Praga che non c’è, così si potrebbe definire la città che emerge dal bel volume “Da Praga 1983-1988. Immagini di una topografia letteraria” (ed. Polistampa, pp.184, euro 24), che raccoglie le fotografie in bianco

La Praga che non c’è, così si potrebbe definire la città che emerge dal bel volume “Da Praga 1983-1988. Immagini di una topografia letteraria” (ed. Polistampa, pp.184, euro 24), che raccoglie le fotografie in bianco e nero scattate da Francesco Jappelli nella capitale ceca. Il motivo di una simile definizione lo spiega bene il traduttore e massimo boemista italiano Sergio Corduas, secondo cui la Praga di Jappelli esula dalle due classiche facce, quella splendida e quella triste. “Jappelli, - scrive nell’introduzione – ha fotografato una Praga né magica né tragica. Non fa muovere nessuno e niente, non propone oggetti e percorsi magici o tragici. La sua Praga è ferma e anche relativamente molto chiusa”.
Sfogliando le foto a tutta pagina si percepisce effettivamente la mancanza: prima di tutto del colore e poi della vita, come se ogni scatto avesse colto la città al momento del risveglio, ancora assonnata.  Il percorso è composto da immagini, come spiega l’autore, “di spazi urbani con rarissimi passanti, senza automobili e masse di turisti, di strade e piazze ancora solitarie, di edifici aggrediti dal tempo ma carichi per me di grande suggestione. Uno ‘spazio svuotato’, oggi impensabile”. Il viaggio in questa città fantasma a metà degli anni Ottanta è un viaggio non solo fotografico, ma anche topografico e letterario: topografico perché si snoda in sei percorsi attraverso i quartieri storici di Praga, letterario perché il volume costituisce anche una “narrazione per immagini”.
Data recensione: 19/10/2008
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
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