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Si potrebbe dire che per la povera gente delle campagne l’annessione della Toscana all’imperso napoleonico nei primi anni dell’Ottocento portò come conseguenza soprattutto la temuta e impopolarissima coscrizione militare.

Si potrebbe dire che per la povera gente delle campagne l’annessione della Toscana all’imperso napoleonico nei primi anni dell’Ottocento portò come conseguenza soprattutto la temuta e impopolarissima coscrizione militare. La nostra regione doveva fornire 1200 soldati di leva da estrarsi da appositi elenchi e che corrispondevano a poco più dell’1% dell’intera popolazione. Fu così che, tanto per fare alcuni esempi, San Giovanni e Montevarchi dovevano presentare ciascuna 14 giovani, Pratovecchio 13, Arezzo 29, ecc., ed era previsto il “rimpiazzo” (a vantaggio ovviamente dei possidenti). Ma, come era prevedibile, ci fu subito da fare i conti con il fenomeno dei renitenti e/o disertori contro i quali il genio napoleonico inventò la figura singolare – e detestata – del garnisaire, militare straniero al quale la famiglia dell’imboscato doveva garantire l’ospitalità e la paga giornaliera di soldato (da mettersi a carico della comunità in caso di povertà della famiglia stessa). Ma il capitolo sulla coscrizione militare riserva altre informazioni particolarmente interessanti (i criteri di formazione delle liste, il caso dei matrimoni contratti al solo scopo di essere congedati, le caratteristiche fisiche degli arruolati, ecc.)Siamo nel triennio 1808-10, Napoleone è al culmine del successo, la Francia è circondata da una serie di stati vassalli affidati alla numerosa parentela... e la Toscana – già regno d’Etruria, satellite ma formalmente autonomo – ottiene il “privilegio” di essere annessa tout court all’impero francese condividendo la macchina statale d’oltralpe e le nuove leggi civili, penali, di procedura civile e penale, commerciali, i regolamenti scolastici, i metodi di imposizione fiscale, le disposizioni nel campo economico e finanziario, le misure igienico-sanitarie, ecc., insieme all’adozione di nuove strutture amministrative (alcune delle quali saranno mantenute anche dopo il ritorno dei Lorena).Di questo nuovo e complesso sistema normativo, fortemente centralista, l’A. dà una puntuale descrizione ricavata da materiale d’archivio spesso inedito e comunque rielaborato con competenza non comune; e ci pare che emerga l’eccezionale figura di un Napoleone non solo straordinario stratega militare ma anche statista dotato di una sbalorditiva capacità organizzativa: di tutto si interessa e ovunque interviene per dirimere questioni e per pretendere obbedienza assoluta. Ne fanno esperienza anche i vescovi toscani consapevoli che l’imperatore cerca di usare la Chiesa a proprio vantaggio rinnovando, in un certo senso, l’accordo fra trono e altare tipico dello stato francese dei secoli precedenti.C’è oggi da sorridere sulla “invenzione” di San Napoleone, festeggiato il giorno dell’Assunta, e sulla glorificazione dell’imperatore (“unto”, come si sa, nel 1804), ma non si potrà non notare la contraddizione fra la soppressione degli ordini religiosi e la secolarizzazione dei matrimoni e dei funerali da una parte, e dall’altra, la ricerca di una legittimazione sul piano religioso del nuovo ordine politico. E d’altronde ebbe ben poco da sorridere il vescovo di Fiesole Ranieri Mancini, ostracizzato fin dal 1810 e finito esule a Parma dove morirà quattro anni dopo (ma la destinazione finale sarebbe dovuta essere in terra francese, a Tours). Altre pagine particolarmente interessanti – forse anche perché generalmente sconosciute – sono quelle dell’insorgenza del Casentino che nel 1808 fece temere una ripresa dei moti del “Viva Maria” (1799). La sollevazione, iniziata a Strada in Casentino, un lunedì di ottobre, giorno di mercato, soprattutto ad opera di popolani di Montemignaio, si era estesa poi a Raggiolo e a Poppi, con ripercussioni anche a Montevarchi e poi nella Chiana, nel senese e nel pisano. Voci infondate di successi inglesi e di rivolte in altre parti dell’impero avevano illusoriamente mosso i rivoltosi che, secondo i resoconti della polizia imperiale, erano motivati da un clero di sentimenti notoriamente antifrancesi. Naturalmente queste petites insurrections furono stroncate nello spazio di pochi mesi... Basteranno questi accenni per far intendere come i due tomi del presente lavoro siano una autentica miniera di informazioni. Pochi anni bastarono a Napoleone per lasciare il segno: qui, come del resto in tutta Europa, dopo il passaggio del “grande” Còrso niente è più come prima. Un giudizio? Noi, quali posteri, abbiamo già sciolto il dilemma dell’ardua sentenza e facciamo nostre le (almeno per noi) convincenti considerazioni del Raskòlnikov di Delitto e castigo...
Data recensione: 01/12/2008
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: ––