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“Di domenica si può anche morire” è il primo racconto della raccolta “Morsi”. Velocità, precarietà, superficialità: tutti noi viviamo in un mondo sempre più attratto dalle sensazioni ‘mordi e fuggi’ e sempre meno

“Di domenica si può anche morire” è il primo racconto della raccolta “Morsi”. Velocità, precarietà, superficialità: tutti noi viviamo in un mondo sempre più attratto dalle sensazioni ‘mordi e fuggi’ e sempre meno attento alle emozioni. Soprattutto a quelle più profonde. La società occidentale sembra oramai ripiegata verso un tecnicismo orizzontale, in cui si dà poco conto del valore qualitativo/verticale della conoscenza, intesa come crescita del sé attraverso il rapporto con gli altri. Utilizzando lo specchio prospettico del rapporto uomo/donna, tutti i racconti della raccolta sono un invito a vivere profondamente ciò che la vita ci propone. Dando l’esatto valore alle cose che ci circondano, concentrandoci sulle cose per cui vale davvero la pena ‘esistere’. Morsi di vita contro la banalità routinaria, vissuti attraverso le maglie di una quotidianità che ci spinge verso il naufragio. Nella seconda parte del libro i due racconti “Una casa grande come un sogno” e “Il mio nome è mai più”.
Data recensione: 10/01/2009
Testata Giornalistica: EdisonLucca
Autore: ––