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Italiani popolo di gente meschina, voltagabbana, incline alla corruzione e all’inganno, senza ideali e spregiudicata. Difetti lamentati da secoli e oggi condensati dallo scrittore Massimo Griffo nel suo ultimo romanzo Amaritudine

Italiani popolo di gente meschina, voltagabbana, incline alla corruzione e all’inganno, senza ideali e spregiudicata. Difetti lamentati da secoli e oggi condensati dallo scrittore Massimo Griffo nel suo ultimo romanzo Amaritudine che sintetizza in un vocabolo desueto del linguaggio letterario l’amarezza e l’afflizione provate dai cittadini onesti e leali di fronte a quella parte di società che si fa sempre più volgare, ingannatrice e prevaricatrice di valori atavici e, infine, delle leggi. Griffo non esprime giudizi morali e si attiene a una narrazione realistica, scabra, animata da personaggi esemplari osservati in cinquant’anni di storia d’Italia, dal 1944 al 1993, alcuni veri, altri frutto di finzione.
Gualtiero ne è l’ingenuo protagonista che diventa vittima e perfino inconsapevole complice delle malefatte e degli errori altrui lungo un periodo di storia nazionale che parte dalla guerra, cammina nel boom economico, si smarrisce negli anni di piombo, evapora nel tempo del riflusso. Tutto questo senza perdere la speranza in un’Italia migliore e solidale dove le stesse prime lettere del titolo, “amar”, sono appiglio e auspicio per un vicino riscatto.
Amaritudine si è conquistato fin da subito il consenso dei lettori e della critica, aggiudicandosi così il prestigioso Premio Roma 2008 per la sezione narrativa italiana con la seguente motivazione della giuria: “Massimo Griffo ha dimostrato una lunga fedeltà alla sua vocazione di scrittore e di intellettuale, dal giovanile Futuro anteriore sino a questo romanzo della maturità, che per il suo respiro complessivo si pone come un affresco narrativo della società italiana nel corso di cinquant’anni del nostro Novecento. Griffo affronta gli snodi e le figure fondamentali della recente storia italiana con spirito problematico, con la passione civile e letteraria di chi ha partecipato e testimonia in prima persona, con una vena memorialistica intrisa di dolente saggezza, che conferiscono alla sua pagina un valore di specchio dinanzi a un diffuso disagio contemporaneo”.
Nato a Palermo, Massimo Griffo ha vissuto a Roma, Ostia e Milano, ma da molti anni risiede a Firenze. Ha pubblicato romanzi di successo tra cui Futuro anteriore (Premio Viareggio – Opera prima), Fiaba perversa (Premio Vallombrosa), L’Orango pitagorico (Premio Dessì), Il balilla col cappotto (Premio Casentino).
Data recensione: 01/12/2008
Testata Giornalistica: InContatto
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