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Anche Barry Lindon, protagonista dell’omonimo film di Stanley Kubrick, amava i dipinti di Ludovico Cardi, detto il Cigoli. È famosa la scena in cui sceglie di acquistare la più costosa tra una serie di tele, per l’appunto «L’adorazione dei Magi»

Anche Barry Lindon, protagonista dell’omonimo film di Stanley Kubrick, amava i dipinti di Ludovico Cardi, detto il Cigoli. È famosa la scena in cui sceglie di acquistare la più costosa tra una serie di tele, per l’appunto «L’adorazione dei Magi», dipinta dal Cigoli nel 1605. È proprio per celebrare il pittore del Seicento fiorentino che a Figline Valdarno si può ammirare, fino al 18 gennaio, la bella mostra «Colorire naturale e vero, Figline, Cigoli e i suoi amici», prima esposizione del progetto «La città degli Uffizi», che restituirà temporaneamente ai paesi della provincia alcune opere legate in modo particolare al territorio e normalmente conservate nei depositi della galleria. Nel caso del Cigoli si tratta di un legame sanguigno, visto che il pittore passò parte della sua vita nel Valdarno e a Figline. Periodo trascorso non da solo, ma in compagnia di quegli «amici» di cui si fa cenno nel titolo della mostra, ovvero Gregorio Pagani, Andrea Commodi e Domenico Passignano. Compagni di avventure ma anche colleghi, coi quali il Cigoli si misura e si confronta. 43 le opere esposte, suddivise tra gli spazi del Palazzo Pretorio e la chiesa sconsacrata che faceva parte dell’antico spedale Serristori. L’allestimento e la selezione dei dipinti è stata scrupolosamente messa in opera dai curatori Novella Barbolani di Montauto e Miles Chappell, due dei maggiori esperti del pittore toscano. All’interno di Palazzo Pretorio sono esposte, in tre sale, altrettanti momenti della vita dell’artista. Si comincia dalla sala dedicata agli autoritratti dei maestri, quelli ai quali Cigoli si ispirò e dai quali trasse insegnamenti preziosi, Alessandro Allori, Bernardo Buontalenti e Santi di Tito. Nel secondo ambiente fanno capolino i bozzetti delle opere conservate agli Uffizi, mentre la terza stanza è tutta dedicata alle opere realizzate per Figline. Poche centinaia di metri più in là, in piazza Marsilio Ficino, prende forma l’ultima parte del percorso, all’interno del «Chiesino delle suore». Nel tempio, stretto tra due corpi di fabbrica diversi, appare come d’incanto – insieme ad altri quattro capolavori del pittore – l’«Annunciazione», dipinta nel 1580 e oggi tornata nel luogo per il quale fu pensata.
Data recensione: 19/12/2008
Testata Giornalistica: Il Corriere Fiorentino
Autore: Ludovica Valentina Zarrilli