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GROSSETO. Una mostra unica. Una raccolta di capolavori d’arte manierista che, in gran parte, esce per la prima volta dalle case dei collezionisti per poter essere ammirata da tutti, studiosi e semplici amatori.

GROSSETO. Una mostra unica. Una raccolta di capolavori d’arte manierista che, in gran parte, esce per la prima volta dalle case dei collezionisti per poter essere ammirata da tutti, studiosi e semplici amatori.  Questo è il punto di forza dell’esposizione “La Bella Maniera in Toscana”, inaugurata ieri sera al Museo Archeologico e d’Arte della Maremma. Una mostra che è possibile ammirare solo a Grosseto e che, distaccandosi dal panorama delle grandi mostre itineranti “in franchising”, così di moda oggi, dopo Grosseto tornerà a essere occultata in ambienti intimi e inaccessibili ai più.  Molti di questi dipinti torneranno difatti nella lussuosa dimora fiorentina di Gianfranco Luzzetti, che questa mostra ha fortemente voluto, progettato e curato (insieme a Federico Berti), e tutte le altre opere - ad eccezione delle tavole del Riccio di proprietà del Museo d’Arte Diocesano di Grosseto, che rappresentano un importante punto di contatto col nostro territorio - saranno restituite ai loro legittimi proprietari, amici di Luzzetti che abitano in Italia e all’estero e che condividono con l’antiquario fiorentino lo stesso gusto per gli oggetti rari, preziosi e raffinati. Per la verità, alcune delle opere in mostra, di proprietà di Luzzetti, sono già incluse nel patrimonio d’arte che il mecenate ha voluto donare al Comune di Grosseto, e potranno tornare ad essere apprezzate quando l’amministrazione metterà a disposizione spazi adeguati per garantirne in modo permanente la conservazione e valorizzazione. Il Comune sta già lavorando in questa direzione, e con questa iniziativa dimostra che il percorso di promozione culturale intrapreso l’anno scorso con la mostra sul barocco fiorentino non solo continua con successo, ma asseconda uno sviluppo sempre più ambizioso: raddoppiano difatti le opere esposte e raddoppiano di conseguenza le sale del Museo coinvolte dall’elegante allestimento progettato dallo stesso Luzzetti. Anche il catalogo (Edizioni Polistampa) è più corposo e pregiato, e rappresenta non solo un esauriente repertorio di schede filologiche ineccepibili dal punto di vista scientifico, ma anche un oggetto d’arte unico e autonomo, degno di essere conservato ed esibito. Al suo interno sono state riprodotte tutte le opere in mostra, tra cui spiccano capolavori inediti di Jacopino del Conte, Giorgio Vasari, Francesco Salviati, Taddeo Zuccari, Domenico Beccafumi, Alessandro Allori e di altri protagonisti della pittura toscana del Cinquecento che si possono ritrovare anche nei manuali di storia dell’arte più divulgativi. Protagonisti che si esercitarono, ispirandosi alla “maniera” dei grandi pittori del Rinascimento, su composizioni ora misurate e controllate, ora articolate e complesse, ma sempre caratterizzate da un colore sontuoso e raffinato. Rispetto alle atmosfere tenebrose che caratterizzavano le tele barocche presentate l’anno scorso, le tavole dipinte della maniera si fanno notare per i timbri vividi e smaltati, in una esplosione di colori in grado di appagare anche i palati più esigenti.  La mostra, realizzata grazie al contributo della Cassa di Risparmio di Firenze, rimarrà aperta fino al 30 settembre 2008, dal martedì alla domenica ore 10-13 e 17-20, e il venerdì e il sabato anche 17-23.
Data recensione: 01/06/2008
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Mauro Papa