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La foto della copertina è un documento alquanto insolito e raro: si vede Giorgi Batini tra i cannoni a lunga gittata della corazzata “Duilio”. E’ una foto del 1957, e l’ultima delle “dreadnought” (senza paura) sta vivendo

La foto della copertina è un documento alquanto insolito e raro: si vede Giorgi Batini tra i cannoni a lunga gittata della corazzata “Duilio”. E’ una foto del 1957, e l’ultima delle “dreadnought” (senza paura) sta vivendo i suoi ultimi giorni, perché sarà demolita nei cantieri della marina militare di La Spezia. Avevamo otto corazzate, poi ci fu Taranto, poi i tedeschi centrarono la “Roma”, poi il trattato di pace ce ne lasciò quattro, infine furono giudicate non adatte alla guerra moderna, e ne fu decisa la demolizione. Batini andò a bordo dell’ultima, e ne raccontò la storia, da quando la gloriosa nave da battaglia era stata varata nel 1913. Una delle tante storie raccontate dal popolare scrittore fiorentino (fondatore e direttore della nostra rivista) nel recente volume “La mia vita”, che raccoglie episodi, personaggi, storie curiose di 67 anni di giornalismo.
Ovviamente si tratta di una selezione. “Sono più le storie che mancano – scrive l’autore – di quelle che ci sono, e i lettori devono contentarsi di quello che trovano...”. Però trovano molto; dal freddo del ‘29, alla vecchia “Nazione” di via Ricasoli, ai direttori, e ai redattori, alla guerra, a cronache nere, bianche, rosa, al Vajont, agli Ufo, ai più diversi personaggi (Bendandi, Bartali, La Pira, Prezzolini, Malaparte, Maria Pia di Savoia, Alessandro Karageorgevich, Vasco Magrini, Rodolfo Siviero, Ugo Procacci, Christian Barnard, Peggy Guggenheim, Papillon, i Beatles, i grandi antiquari, i protagonisti di grandi processi, ricordi di grandi servizi in Francia, in Egitto, in Russia) e poi trovano anche piccole storie segrete (l’infanzia, la famiglia, la vita militare, gli esordi), miti e costumi di un tempo, finestre spalancate su di un passato che è tramandato dalla penna di un attento, scrupoloso cronista, il quale ha ereditato la bravura, le intuizioni, la scioltezza dello scrivere, la bella lingua di antichi e popolari scrittori toscani, così piacevoli da leggere. Anzi, così piacevoli da ascoltare, perché quando sono davvero bravi ti sembra che le cose te le raccontino, e provino piacere a raccontartele.
Data recensione: 01/11/2008
Testata Giornalistica: Toscana Qui
Autore: ––